Considerazioni sull’attentato di Ankara

Ankara

(già pubblicato sul mio blog “Cose turche” di Look Out news)

Di chiaro, nell’attentato di sabato ad Ankara, c’è al momento solo la dinamica: due attentatori suicidi – imbottiti di tritolo, il cui effetto omicida è stato potenziato da biglie di metallo – che si sono fatti esplodere mentre stava per iniziare una manifestazione antigovernativa animata dal partito filocurdo Hdp. Neanche il bilancio della strage è definitivo, ma potrebbe superare le 100 vittime (decine di feriti sono infatti ancora in rianimazione).

Gli esecutori materiali non sono stati ancora identificati, è molto probabile una loro appartenenza all’Isis o ad ambienti islamisti radicali interni. Non è detto però che esecutori materiali e ispiratori dell’attentato coincidano; lascia infatti molto da pensare l’obiettivo scelto: non indiscriminato ma tutto politico, in piena campagna elettorale per le elezioni del 1° novembre.

Insomma, la strategia dai tempi delle rivolte del parco Gezi – due anni fa – sembra ripetersi: scatenare ostilità e violenza contro il governo dell’Akp e soprattutto contro il presidente Erdoğan, approfittando delle fratture etniche, religiose e sociali – dagli alevi ai curdi – che caratterizzano il complesso mosaico turco. Anche in prossimità delle elezioni del 7 giugno il meccanismo è stato attivato, con un attentato a un comizio dell’Hdp a Diyarbakır e con l’analogo attentato suicida di Suruç contro militanti di estrema sinistra politicamente vicini all’Hdp.

Insomma, perché l’obiettivo è solo uno e sempre lo stesso? Si tratta di una vendetta trasversale dell’Isis contro il movimento politico curdo, colpevole di sostenere il Pkk e le milizie curde siriane che hanno sconfitto l’Isis a Kobane? O ci troviamo invece di fronte a una operazione di ingegneria politica, da imputare ad attori che conoscono alla perfezione la realtà politica turca e cercano di influenzarla? Dopotutto, il leader dell’Hdp Demirtaş – che dall’attentato di Diyarbakır ha beneficiato in termini di voti – è stato velocissimo ad accusare governo e presidente per l’attentato e a improvvisare il giorno dopo un comizio in piena regola sul luogo dell’eccidio.

Che poi, sì: è evidente che ci sono responsabilità della polizia, l’attentato è avvenuto nel cuore della capitale turca (non all’interno dell’area della manifestazione, ma in una zona – davanti alla stazione ferroviaria – particolarmente sensibile). Però, quali vantaggi avrebbe un partito che ha basato i suoi successi elettorali sulla stabilità e la prosperità a creare invece caos e instabilità? Certo, l’ipotesi di complotto non è a escludere a priori: ma perché organizzarlo a favore dei propri avversari politici?

Inoltre, alla Turchia e al governo non mancano i nemici, interni ed esterni. Per i secondi, basta guardare alla Siria: Assad e Russia, senza trascurare l’Iran. I primi sono invece rappresentati soprattutto dal cosiddetto “stato parallelo”: l’organizzazione del predicatore Fethullah Gülen, accusata di aver assunto posizioni rilevanti proprio all’interno della magistratura e della polizia, che contro l’Akp ed Erdoğan ha scatenato un’offensiva senza esclusioni di colpi attraverso procure con inchieste mirate e stampa amica con campagne violente di delegittimazione. Entrambi hanno interesse a provocare un’escalation della violenza in Turchia, così da rendere precarie le posizioni di Erdoğan e Davutoğlu (e magari da farli cadere, affinché vengano sostituiti da personale politico più malleabile).

In ogni caso, per la Turchia si aprono scenari pericolosi e potenzialmente catastrofici. C’è infatti chi parla dell’attentato di Ankara come dell’11 settembre turco: ma dopo l’11 settembre i cittadini americani si sono trovati più uniti e investiti dalla solidarietà mondiale, mentre in Turchia le fratture socio-politiche rischiano di esplodere e al posto della solidarietà prevalgono complottismo e accuse contro governo e presidente.

8 Risposte a “Considerazioni sull’attentato di Ankara”

  1. Senti ma per favore assad sarebbe l ispiratore egli attentati suicidi contro la sinistra turca e curda??? L’hdp per prendere più voti porterebbe alla morte centinaia di militanti e dirigenti????
    Sei italiano? La strategia della tensione ti dice qualcosa?
    Basta buttarla in caciara, il progetto dell Hdp va fermato e lo stato turco sta facendo come la gladio e la dc in italia, si armano le destre per paura che i movimenti di sinistra avanzino.
    É banale.

    1. quindi siccome in Italia è accaduto X, in un contesto storico e politico ben definito, questo X deve accadere anche altrove, in contesti storici e politici molto diversi. mah…

  2. Io gli attentati li vedo come un tentativo, ultimo e disperato?!?, del governo di destabilizzare il mondo curdo, inteso come un grosso problema alla politica egemonica e presidenziale che Erdogan vuole attuare dal 2011 a questa parte.

    1. cos’è il “mondo curdo”? e in che modo l’attentato di Ankara lo avrebbe “destabilizzato”?

      nei fatti, l’attentato precedente le elezioni del 7 giugno – come ho scritto – ha influito positivamente sui voti dell’Hdp: un partito ibrido che raccoglie i nazionalisti turchi in orbita Pkk e la sinistra radicale anche turca (la matrice ideologica è identica).

  3. Ciao Giuseppe,
    ben rivisto, e contento di leggerti di nuovo con un po’ di calma 🙂

    Un buon blocco di indecisi nelle elezioni di Giugno ha optato per votare l’ HDP a danno del CHP e non certo dell’ AKP.
    Questi indecisi hanno fatto in modo di dare una rappresentanza al HDP in parlamento con conseguente non riuscita di formare il governo.

    Vedo il momento politico turco, tutto, ad una svolta. Se gli indecisi tornassero sui propri passi, cioe’ a votare CHP (e HDP a rimanere sotto il quorum), il prossimo governo sara’ in mano nuovamente all’ AKP. Altrimenti c’e’ da seguire molte news…

    Credo che tutto il caos che sta succedendo al momento e’ intorno a questa questione.

    1. ciao, ben ritrovato 🙂

      in effetti, come ho scritto altrove, la soluzione migliore a giugno sarebbe stata una coalizione Akp/Chp per fare le cose su cui i due partiti concordavano (anche per avviare un processo di pacificazione nazionale): però purtroppo non è stato possibile

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