Çiya, il mio ristorante preferito

Çiya è il mio ristorante preferito: ed è anche il migliore in assoluto di Istanbul. L’ho scoperto la prima volta che sono stato in città, nel 2007; poi i capricci del Destino mi hanno portato a viverci poco lontano, a 10 minuti di bus o dolmuş: e tutti quelli che vengono a trovarmi – amici e parenti – sono immancabilmente introdotti ai suoi piaceri. Si trova a Kadıköy, sulla sponda asiatica e nel bel mezzo del mercato del pesce.

Çiya non è solo un ristorante, è un’istituzione culturale. Il suo proprietario, Musa Dağdeviren, è partito con un obiettivo impossibile: recuperare i sapori e i piatti della cucina turca in via di estinzione, soprattutto quelli del sud-est da dove proviene (da un villaggio vicino Gaziantep, famosa per i suoi pistacchi e molto altro); il successo è tangibile: al locale originario ne sono stati aggiunti altri due, a 10 metri l’uno dall’altro.

La formula è semplice: menù che varia giornalmente e in ogni caso secondo le stagioni; kebab preparato in cento modi diversi e sempre disponibili in molte varietà. Il consiglio è di assaggiare qualcosa dell’offerta quotidiana, ma senza esagerare; poi concentrarsi sul kebab: il mio preferito è quello al pistacchio, che non ha nulla a che vedere col döner delle kebabberie italiane; e lasciare comunque spazio per uno dei fantastici e sorprendenti dessert: io non posso fare a meno delle noci candite. Solo uno dei tre locali – quello di mezzo, Çiya Sofrası – serve alcolici: ma seguite la tradizione e provate uno degli şerbet di frutta, preparati all’istante; anche la focaccia calda è cotta sul posto.

Andateci presto per trovare un tavolo all’aperto (o prenotate), soprattutto d’estate; andateci presto soprattutto per avere più scelta: i piatti del giorno quando finiscono non vengono rimpiazzati. E se conoscete il turco comprate l’ultima copia di Yemek ve Kültür: la rivista di cucina e cultura pubblicata da Çiya, con saggi e articoli su pietanze, usanze e segreti della buona tavola. Ed è anche economico, si spendono – ma mangiando di tutto – massimo 20-25 euro (bevande alcoliche a parte).

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15 Risposte a “Çiya, il mio ristorante preferito”

  1. […] COSA VEDERE, COSA COMPRARE Da non mancare, la piazzetta con la chiesa greco-ortodossa di Sant’Eufemia; dove si svolse il celebre Concilio di Calcedonia del 451; Kadıköy è infatti l’antica Calchedon, colonia greca: anche se, da quello che ho capito, il primo insediamento era non qui ma poco distante, su di una collinetta. Dentro il complesso, ricostruito più volte, una chiesa però accessibile solo durante le funzioni e l’immancabile ayazma. Proprio sulla piazzetta di Sant’Eufemia, il panificio Beyaz (non solo pane, ma anche dolci di ogni tipo e simit farciti): con tavolini all’aperto per far colazione bevendo un çay, quando c’è il sole è una meraviglia; lì a fianco Cafer Erol, una delle migliori pasticcerie di Istanbul e quindi del mondo (io vado matto per il loro confetti coi pistacchi al posto delle mandorle): ma poco lontano anche Baylan (per la limonata d’estate, sotto il pergolato) e Hacı Bekir (dove comprare lokum da portarsi a casa), l’una di fronte all’altra in una via attigua. Girate, assaggiate, acquistate: per i prodotti alimentari, questo è il posto giusto. E per pranzo – anche se la scelta è immensa – un solo nome: Çiya. […]

  2. […] Lo şerbet l’ho scoperto da Çiya: soprattutto quello primaverile di newroz, ricco di erbe – quindi verdognolo – di cui ignoro il nome e la provenienza (ma immagino del sud-est); è eccellente per stemperare il piccante di alcuni kebab. Ma ne esistono decine di gusti, integralmente naturali: rosa, mirtillo, mora, tamarindo, fiori di pesca e moltissimi altri (alcuni con aggiunta di cannella, miele e altri aromi). Ho scoperto quelli del ristorante Konyalı Lokantaları l’anno scorso, all’inaugurazione di una mostra: ne hanno portati a degustare una quindicina, li ho assaggiati tutti. Il mio favorito l’ho scoperto però proprio quest’anno, l’ennesimo prodotto seducente della pasticceria Cafer Erol di Kadıköy: i 5-6 şerbet della casa sono esibiti in grossi contenitori di vetro all’entrata, poi venduti – il prezzo è abbastanza elevato, 9 lire turche (poco meno di 4 euro) – in eleganti bottiglie di vetro; ho scoperto quello preparato coi frutti del corniolo (kızılcık, in turco), ne ho consumato in quantità industriale. LEGGI ANCHE: Çiya, il mio ristorante preferito […]

  3. […] Lo şerbet l’ho scoperto da Çiya: soprattutto quello primaverile di newroz, ricco di erbe – quindi verdognolo – di cui ignoro il nome e la provenienza (ma immagino del sud-est); è eccellente per stemperare il piccante di alcuni kebab. Ma ne esistono decine di gusti, integralmente naturali: rosa, mirtillo, mora, tamarindo, fiori di pesca e moltissimi altri (alcuni con aggiunta di cannella, miele e altri aromi). Ho scoperto quelli del ristorante Konyalı Lokantaları l’anno scorso, all’inaugurazione di una mostra: ne hanno portati a degustare una quindicina, li ho assaggiati tutti. Il mio favorito l’ho scoperto però proprio quest’anno, l’ennesimo prodotto seducente della pasticceria Cafer Erol di Kadıköy: i 5-6 şerbet della casa sono esibiti in grossi contenitori di vetro all’entrata, poi venduti – il prezzo è abbastanza elevato, 9 lire turche (poco meno di 4 euro) – in eleganti bottiglie di vetro; ho scoperto quello preparato coi frutti del corniolo (kızılcık, in turco), ne ho consumato in quantità industriale. LEGGI ANCHE: Çiya, il mio ristorante preferito […]

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