Donne, maternità e lavoro in Turchia

CT(già pubblicato sul mio blog “Cose turche” di Look Out news)

L’accusa è ripetuta ossessivamente: Erdoğan e i membri più importanti dell’Akp, da buoni islamisti retrogradi, vogliono la donna sottomessa, integralmente coperta, destinata a far figli, lontana da ambizioni di studio e di carriera. In questo post di qualche settimana fa – Le donne in Turchia: quello che la disinformazione non dice – ho già spiegato il meccanismo: si estrapola ad arte una frasetta da un discorso del presidente turco, si ignorano sistematicamente sia il contesto sia le politiche concrete che il governo ha adottato, si finisce col dare un’interpretazione del tutto distorta dei fatti.

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Come ho già spiegato in quel post, infatti, le politiche concrete sono rivolte a far sì che le donne possano conciliare maternità e lavoro. Lo dimostra l’ultima iniziativa in materia del governo, illustrata dal primo ministro Davutoğlu l’8 gennaio: bonus per ogni figlio (a salire), diritti immutati di avanzamenti di carriera anche durante il congedo maternità, diritto di lavorare per alcuni mesi part-time dopo il congedo ma con stipendio pieno (le integrazioni saranno a carico dello Stato, ovviamente!). Ma sono allo studio anche forme di congedo per i padri, così da poter dar ulteriore sostegno alla famiglia; e arriveranno anche sgravi fiscali per l’apertura di asili.

Ecco, cosa c’è di islamista e di pericoloso in politiche del genere? E non sarebbe preferibile analizzare i fatti invece di avventurarsi ogni volta in processi alle intenzioni?

2 Risposte a “Donne, maternità e lavoro in Turchia”

  1. Altro criminalizzare islam questo e un segno di grande democrazia Che altri stati Che si ritengono democratici Che seguono un esempio tale.

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