(già pubblicato sul mio blog “Cose turche” di Look Out news)
Il primo leader che Recep Tayyip Erdoğan incontrerà dopo il golpe fallito del 15 luglio è Vladimir Putin, il 9 agosto a San Pietroburgo. I due presidenti, a seguito della riappacificazione telefonica di due settimane fa, in effetti avevano già in programma un tête-à-tête: gli eventi turchi lo rendono però ancora più significativo, da un punto di vista sia simbolico sia politico. Dagli alleati europei e occidentali, infatti, sono arrivate solo dichiarazioni di solidarietà peraltro molto tiepide, nessun leader politico – neanche il segretario generale della NATO – ha pensato di venire a testimoniare direttamente in Turchia il proprio sostegno al presidente, alle forze politiche, ai cittadini turchi scesi in piazza contro i blindati per difendere la democrazia. Lo ha detto chiaramente il ministro per gli Affari Europei, Ömer Çelik, a una settimana dal golpe: “ci aspettavamo una visita da parte dell’UE, i nostri alleati sarebbero dovuti venire da noi”.
[…]
sia Erdoğan sia il primo ministro Binali Yildirim hanno annunciato una ristrutturazione totale delle forze armate – anche in questo caso già da tempo in cantiere – che verrà esaminata nei prossimi giorni, in occasione della riunione periodica del Consiglio militare supremo (Yaş). I punti essenziali allo studio: mettere le forze armate sotto il diretto controllo del ministero della Difesa e non più del premier, affidare le accademie militari al ministero della Pubblica Istruzione, staccare completamente la gendarmeria dallo Stato Maggiore, dislocare in aree esterne alle grandi città le basi ancora al loro interno.
[…]
(per continuare a leggere, cliccate qui)