Per tutto il mese di aprile il palazzo Medici Riccardi di Firenze ha ospitato una mostra su Fausto Zonaro, il pittore orientalista attivo a Istanbul – alla corte di Abdülhamid II – a cavallo tra ‘800 e ‘900: vi ho mostrato qualche mese fa i suoi migliori lavori, oggi al museo del palazzo imperiale di Dolmabahçe.
Mi sono fatto inviare il catalogo, della mostra “Fausto Zonaro. Vita e luce tra fasti ottomani e belle époque italiana”: così da poterne scoprire l’impostazione e i quadri esposti. Si tratta in effetti di una mostra minore, assolutamente priva dei capolavori del maestro: in più, rivolta a presentare tutti i periodi della sua carriera (anche lungamente italiana ed episodicamente francese), proprio in virtù dell’esiguo numero di opere esposte ne dà una visione abbastanza superficiale. Anche i saggi del catalogo, lasciano abbastanza a desiderare: quello di Philip Mansel, il più significativo, sembra però frutto di un copia e incolla da scritti precedenti.
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Ma mi viene anche un dubbio: perché un pittore italiano – in ben 20 anni di permanenza – non ha trovato l’occasione per ritrarre le tracce della città romana, per riprodurre la belle époque anche di Istanbul? Malato anche lui di orientalismo, così da scorgere – e da stimare degno di nota – solo ciò che rispondeva all’idea dell’oriente magico e misterioso (moschee&minareti, harem, etc etc)? Cioè, quadri non orientalisti del periodo istanbuliota di Zonaro esistono oppure no? Penso che dovrò procurarmi il catalogo della mostra – molto più importante – a Dolmabahçe e al Vittoriano nel 2004, per avere elementi probanti.