
Dopo l’approvazione della mozione del Parlamento italiano che invita il Governo a un riconoscimento formale del “genocidio armeno”, mi sono imbattuto in un articolo di Franca Giansoldati, una giornalista – scrive per Il Messaggero – che sul tema ha scritto molto e persino un libro.
LEGGI ANCHE: La Turchia, gli Armeni e il Parlamento italiano
Il libro non l’ho letto, quindi non posso giudicare; gli articoli mi sembrano abbastanza – o meglio, parecchio… – a senso unico, impostati in chiave “buoni contro cattivi”. Ora, per quanto mi riguarda non posso che ribadire quanto detto molte altre volte: sono contrario a ogni forma di intromissione della politica nella ricerca storica, soprattutto quando riguarda eventi altrui; gli eventi storici vanno comunque interpretati nel loro contesto, senza selezionare solo quelli che fanno comodo alla loro tesi; sostenere che gli eccidi del 1915 contro gli Armeni hanno le caratteristiche di un genocidio è una tesi molto sensata, che va però continuamente messa al vaglio dei fatti (in ogni caso, tutto dipende da come si definisce cos’è un genocidio: è questione semantica, ancor più che fattuale).
LEGGI ANCHE: Riflessioni sul centenario del genocidio armeno
Detto questo: ma come diavolo fa una professionista dell’informazione, che scrive sul tema da lunghi anni, a uscirsene che “parlare di genocidio armeno in Turchia è un reato punito con l’arresto, previsto dall’articolo 301 del codice penale”? No, non è così: e questa è una solenne bufala, una fake news in piena regola.
Cito un mio intervento di qualche anno fa, per spiegare come stanno le cose:
ci sono stati in passato alcuni casi di pesanti strumentalizzazioni del codice penale (dell’articolo 301, che vietava le “offese alla turchicità” e adesso “alla Nazione turca”), ma dopo una rivisitazione nel 2008 il rischio in buona sostanza non c’è più; in ogni caso, non è mai esistita una norma che identificava esplicitamente come reato “il riconoscimento pubblicamente espresso del genocidio armeno”.
Prova determinante ne è il fatto che, ormai da alcuni anni, le vittime degli eventi tragici del 1915 – definiti senza mezzi termini “genocidio” – vengono commemorate il 24 aprile a piazza Taksim e in altri luoghi fortemente simbolici di Istanbul (come in altre città), vengono pubblicati libri dal titolo “Genocidio 1915” e persino organizzate conferenze accademiche in cui si dibatte “Il genocidio armeno”.