Gioielli Kiswah al Gran Bazar

Qualche giorno fa, sulla stampa italiana è apparso un articolo sgangherato in cui si sosteneva sostanzialmente che il Gran Bazar è “al collasso”. Le prove? Alcuni commercianti – l’1% del totale – che si sarebbero trasferiti in Montenegro (non viene spiegato se in modo permanente o per la stagione estiva), il 2% delle attività commerciali che avrebbero cambiato di “proprietà” (o gestione?).

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Come ho spiegato, trattasi di fake news, di bufala evidente: al di là del fatto che i numeri forniti sono di entità trascurabile, se è vero che nel 2015 e 2016 c’è stata una crisi terrificante nel settore turistico già l’anno scorso c’è stato un bel rilancio e quest’anno si sono toccati numeri da record. Ma che collasso e collasso?

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Tra l’altro, subito dopo quel commento ho ricevuto un comunicato stampa – non sono riuscito a parlarne prima per miei problemi tecnici – in cui si annuncia l’apertura di un nuovo negozio di gioielli al Gran Bazar, Kiswah: di cosa si tratta, potete vederlo nella loro pagina su Internet.

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Dico: ma non è perfettamente normale che alcune attività chiudano e altre aprano? Al Gran Bazar, come altrove. Certo, secondo me è anche necessario che questa struttura cominci a offrire servizi di maggior qualità, se vuol attirare clienti con maggiore propensione alla spesa: visite guidate, shopping personalizzato, workshop con gli artigiani. Personalmente, vieterei la vendita di souvenir di plastica da pochi centesimi.

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E sì, il settore turistico in Turchia non è sufficientemente al passo coi tempi: ma è un problema strutturale, non ha nulla a che vedere con delle fluttuazioni dettate dagli sviluppi geopolitici).

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