Cose da fare, luoghi da vedere. Le mie esplorazioni proseguono, posso arricchire la mia lista dei luoghi di Istanbul assolutamente da non perdere: anche se non sono inseriti nel prontuario delle “cose principali” di cui dispongono le guide ufficiali, anche se richiedono un minimo di tempo e e sono quindi fuori portata per i turisti “cosa posso vedere in tre giorni”. Eccovene altri dieci.
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Primo, uno dei fantastici parchi – i 3 più belli, di cui ho già parlato sul blog, sono quelli di Emirgan, Hıdiv e Yıldız; tutti e 3 sul Bosforo, tutti e 3 dotati di ristorazione di qualità, tutti e 3 ideali per rilassanti passeggiate nella natura (periodo ideale, aprile-maggio: meglio ancora durante il festival dei tulipani).
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Secondo, i quartieri di Fener (già greco-ortodosso) e Balat (già armeno ed ebraico); è una zona terribilmente degradata, in cui si sono insediati nel corso dei decenni immigrati provenienti dall’Anatolia orientale: ma anche grazie a dei progetti di recupero/restauro finanziati dall’Unione europea, comincia ad aprire qualche caffè alla moda e qualche negozio vintage. Da non perdere: la chiesa del Patriarcato greco-ortodosso, la chiesa di Santa Maria dei Mongoli, il bazar – con artigiani al lavoro – di Balat.
Terzo, uno dei conventi sufi dove danzano i dervisci; il più interessante e più comodo da raggiungere è quello di Galata, nel mio post “La settimana di Mevlana e del sufismo” trovate maggiori informazioni.
Quarto, i quartieri di Bebek e Arnavutköy; anche in questo caso, già ne ho parlato: sono l’ideale per una gita alla scoperta della “Istanbul com’era”, offrono locali di lusso e anche eccellenti ristoranti a prezzi abbordabili (soprattutto quelli lontano dal fronte mare).
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Quinto, la chiesa greco-ortodossa di Balıklı, parte dell’itinerario lungo le mura di Costantinopoli: un luogo carico di storia, dove troverete una delle ayazma – sorgente di acqua miracolosa – ancora perfettamente funzionante e il cimitero dei patriarchi; la celebrazione più sentita è quella del venerdì dopo Pasqua: arrivano pullman di greci che vengono a pregare e far scorta di acqua per tutto l’anno.
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Sesto, le grandi moschee imperiali di Fatih e Yavuz Selim: grandiosi monumenti del potere politico-religioso ottomano. La prima ha preso il posto della basilica dei Santi Apostoli, ospita – nel giardino – la tomba del sultano Mehmet II che il 29 maggio 1453 conquistò Costantinopoli; la seconda, sempre eretta su di una collina (poco distante), ospita la tomba del sultano eponimo e offre una vista meravigliosa sul Corno d’oro.
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Settimo, praticamente a mezza strada tra queste due grandi moschee, la chiesa/moschea di Pammakaristos-Fethiye: la chiesa vera e propria trasformata in moschea, la cappella laterale affrescata – parekklesion – aperta al pubblico. Ne ho già parlato diffusamente in questo post di qualche mese fa: Le chiese-moschea di Istanbul, Pammakaristos-Fethiye
Ottavo, la chiesa/moschea/museo di San Salvatore in Chora, presso la porta di Edirne e a poche decine di metri dalle mura di Costantinopoli; vi sono custoditi affreschi e i più bei mosaici – d’oro e di lapislazzuli – del cosiddetto “Rinascimento bizantino” (inizio del XIV secolo): il Cristo Pantokrator, scene della vita di Maria e di Gesù (miracoli compresi).
Nono, la poco distante moschea – proprio dove c’è la porta d’ingresso in città – di Mihrimah Sultan; la chiamo “la moschea della luce”: è il capolavoro di Mimar Sinan (XVI secolo), è uno spazio non ampio ma costruito e decorato con una raffinatezza entusiasmante, illuminato da un’infinità di finestre.
Decimo, il museo di Pera e il Centro di ricerche su Istanbul. Il museo vero e proprio racchiude collezioni permanenti – preziosissima quella orientalista – e sale per mostre temporanee; il centro ricerche ha una sala per mostre di tagli soprattutto storico.
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