Stamattina sono andato all’Idef – l’expo biennale dell’industria della difesa – al polo espositivo chiamato Tüyap, a Büyükçekmece (sulle sponde di un grande lago). Dico: ma chi è che ha deciso di costruirlo ai margini estremi di Istanbul, cioè ad occhio e croce a una cinquantina di chilometri – forse più – da dove abito io? Tra l’altro,il complesso è di medie dimensioni, non gigantesco: uno spazio più vicino al centro non potevano trovarlo?
Di conseguenza, bisognerebbe fare un monumento a chi ha avuto l’idea geniale del metrobüs: il mezzo pubblico che ha le sembianze di un autobus, ma dispone di una corsia tutta per sé (non preferenziale, ma recintata) proprio come un tram; il mezzo pubblico che – dal 2007 – ha reso meno snervante e più umano il pendolarismo da una parte all’altra del Bosforo.
Infatti, uno dei terminali è poco lontano da dove abito io: nella località dal nome impronunciabile (almeno all’inizio, poi ho imparato) di Söğütlüçeşme, proprio di fronte allo stadio Şükrü Saracoğlu in cui gioca il Fenerbahçe; l’altro terminale è il Tüyap: e per compiere il tragitto completo c’ho messo esattamente un’ora e 23 minuti all’andata e un’ora e 18 minuti al ritorno.
Non male, eh? Scampando rigorosamente agli immancabili ingorghi, che ti becchi praticamente ogni volta che vuoi passare il ponte sul Bosforo in macchina: e anzi ti vedi il metrobüs sfrecciare via e maledici la tua scelta dissennata! In sostanza, il percorso è una sorta di semi-circonvallazione: si parte per l’appunto dalla sponda asiatica, si attraversa il Bosforo, si passa il Corno d’oro, ci si tuffa in un’indefinibile periferia in cui il cemento – soprattutto quello dei centri commerciali – la fa da padrone; il bello è che questo duplice uncino incrocia metropolitane, tram e bus di ogni genere: e svolge quindi la funzione di raccordo tra le vie di comunicazione verso il centro (ad esempio, per andare da Taksim a Tüyap: prima metropolitana da Taksim a Mecidiyeköy, poi metrobüs).
Uniche controindicazioni: il prezzo, più elevato rispetto a una corsa di bus o traghetto (ci si deve munire della carta elettronica Istanbulkart e caricarla – di lire per il pedaggio – nelle apposite macchinette); l’affollamento clamoroso delle ore di punta, con scene da “Mezzogiorno di fuoco” per chi entra per primo alle fermate e posizioni che sfidano la legge di impenetrabilità dei corpi. Ulteriore vantaggio: il metrobüs c’è ad ogni ora del giorno e anche della notte, 24 ore su 24 (ovviamente gli orari notturni sono molto diradati).
Ulteriore seccatura: sono pochissimi i mezzi – tutti potentissimi Mercedes – che compiono il percorso completo, il più delle volte si è costretti a cambiare. Mi spiego meglio: il percorso è diviso in tratte, un singolo mezzo fa avanti e indietro su questa tratta che copre solo una parte del percorso; per andare da Söğütlüçeşme a Tüyap, ad esempio, oggi ho preso il 34 A fino a Cevizlibağ, poi il 34 fino ad Avcılar, poi il 34 B fino a destinazione: sembra complicato ma non ci si può sbagliare, la direzione è unica (cambia solo il verso).
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