Lo chiamano “giornalismo investigativo“, al momento si tratta però di pura propaganda; per di più, a favore dei golpisti del movimento gülenista: responsabili dell’eccidio del 15 luglio 2016. E la domanda da porsi è: ne sono consapevoli, o si sono fatti più semplicemente manipolare?
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Faccio riferimento a un’inchiesta realizzata da 9 pubblicazioni di sinistra – per l’Italia, c’è Il Fatto – coordinate da un gruppo di giornalisti investigativi tedeschi (il nome di questa associazione è Correctiv.
Le accuse sono queste: primo, i servizi segreti turchi rapiscono dei membri del movimento golpista residenti all’estero (in paesi amici, ovviamente); secondo, li portano in Turchia per essere torturati.
Ora, i metodi bruschi evidenziati dal primo punto sono qualcosa di noto: e non c’era bisogno di investigare alcunché. Ma il secondo? Che prove ci sarebbero di queste torture? Beh, come riconoscono questi impavidi giornalisti d’assalto questa accuse non è stato possibile verificarle.
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E allora? Perché pubblicare? Ma come si fa a prendere per buone le accuse al governo turco fatte da nemici del governo turco, che contro il governo turco hanno addirittura organizzato un colpo di stato?
Soprattutto: rapimenti, torture… e poi queste persone vengono rilasciate così, senza neanche essere processate? Per carità, magari è tutto vero: ma se non ci sono riscontri concreti, questo fantomatico giornalismo investigativo si trasforma in propaganda cialtronesca.
Ma bisognerebbe scrivere un libro, su come molti giornalisti italiani – politicamente/ideologicamente schierati – abbiano fatto da subito il tifo per i golpisti: una pagina vergognosa per l’informazione (e davvero non capisco perché costoro siano ancora liberi di entrare in Turchia e di fare danni).