
Di Hasankeyf ho già parlato altre volte: la cittadina e sito archeologico sulle rive del Tigri che verrà sommersa nei prossimi mesi, dopo l’entrata in funzione di una grande diga.
Hasankeyf è diventata l’ennesimo pretesto per fare propaganda contro la Turchia: perché mentre i grandi organi d’informazione internazionali ignorano sistematicamente le scoperte straordinarie e incessanti in decine e decine di siti archeologici turchi, poi si concentrano ossessivamente su questo che verrà sommerso (parlando tra l’altro a sproposito di “distruzione”).
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In un articolo per Il Giornale dell’Arte, ho spiegato che in realtà i più importanti monumenti di Hasankeyf sono stati spostati e quindi in ogni caso salvati, che la cittadella sull’altura tornerà a essere visitabile e sarà raggiungibile in battello, che i lavori per la costruzione dell’invaso hanno permesso scavi archeologici in tutta l’area, che è stato costruito un museo per ospitare vecchi e nuovi reperti (e per raccontare la storia millenaria di questa località).
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se molte strutture come i piloni superstiti del ponte medievale verranno sommerse e se gli scavi archeologici dovranno essere abbandonati, i monumenti più rappresentativi, un hamam del ’300, il mausoleo di Zeynel Bey del ’400, una moschea e una scuola coranica, vengono trasportati al sicuro.
Trovano posto nel parco all’aperto del nuovo museo, costruito nel nuovo villaggio a una quota più alta che ospiterà gli abitanti del vecchio Hasankeyf (la distanza è di 5 km), in cui sono esposti anche gli oggetti rinvenuti durante i lavori per la diga.
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Del museo di Hasankeyf sono adesso in grado di aggiungere qualche foto scattata dall’agenzia di stampa turca Anadolu, dopo che il museo è entrato definitivamente in funzione. Certo, si può criticare l’impostazione museografica che appare antiquata: ma io non vedo alcuna distruzione, in ogni caso un giornalista professionale e capace che scrive di Hsankeyf dovrebbe dar conto almeno dell’esistenza di questo nuovo museo.

