I cimiteri di Istanbul, la valle degli usignoli

Ieri sono stato in un posto molto speciale, dalle parti di Üsküdar: in un cimitero dal nome molto suggestivo, valle degli usignoli (bülbüldere, in turco). Per arrivarci, da dove arrivano i traghetti basta prendere la strada – perpendicolare al Bosforo – che costeggia la moschea di Mihrimah Sultan (attualmente in fase di restauro) e seguirla tenendosi a sinistra e in leggere salita alla prima biforcazione; dopo qualche centinaio di metri, sul lato destro della strada, ci s’imbatte in una piccola moschea e in una macchia di verde: l’entrata è proprio lì accanto, su Selanikliler sokak.

Selanikliler, vuol dire “di Salonicco” (al plurale): perché in questo cimitero che si arrampica con maestosità sulla collina, sono sepolti in prevalenza gli ex abitanti ottomani di Salonicco fuggiti a Istanbul all’indomani della conquista greca, nel 1912. Ancora all’inizio del XX secolo, la città era abitata prevalentemente da ebrei e da musulmani molto speciali: i dönme , ebrei che – seguaci del messia Sabbatai Zevi – nel XVII si convertirono all’islam come il loro leader spirituale pur mantenendo – almeno in parte – credenze e riti dell’ebraismo. Dopo la presa di Salonicco, furono soprattutto costoro a partire: la valle degli usignoli è sostanzialmente il loro cimitero, creato già alla fine del XIX secolo dai primi immigrati e poi significativamente ampliato nei decenni successivi.

Le particolarità delle tombe: le scritte in ottomano, lo sfarzo di alcune, soprattutto le foto dei defunti (in quelle più vecchie, ma non solo) che nei cimiteri “normali” solo raramente mi è capitato di trovare. E’ un angolo di pace, rigogliosamente verde: e per l’appunto conserva una storia interessantissima che vale la pena conoscere in tutte le sue sfaccettature. La mia fonte, da cui ho appreso anche l’esistenza di questo cimitero, è The Dönme. Jewish Converts, Muslim Revolutionaries, and Secular Turks di Marc Baer (Stanford University Press, 2009).

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