Dopo “Hamam”, eccomi a parlarvi ancora di un film di Özpetek: il suo secondo lungometraggio, “Harem Suare” del 1999. Hamam-harem: l’accoppiata orientalista per eccellenza, corpi nudi e sensualità senza freni! Però “Harem Suare” è decisamente migliore di “Hamam”: un film più maturo, con attori più capaci – Lucia Bosé su tutti – e un impianto narrativo meno scontato; poi personalmente ho un debole per i film i costume (come per i romanzi storici), quindi il mio giudizio non è del tutto imparziale.
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E’ infatti ambientato nel 1909, al momento della deposizione del sultano-califfo Abdülhamit II da parte dei Giovani turchi; si apre tra l’altro con una scena spiazzante: la rappresentazione (nel palazzo di Yıldız) della Traviata con Violetta che non muore ma guarisce, ad Abdülhamit non piacevano i finali tragici e venivano modificati apposta per lui. L’intreccio è duplice e triplice: la storia d’amore tra la concubina Safiye e l’eunuco Nadir, gli intrighi di palazzo, l’incontro in una stazione ferroviaria – molti anni dopo – tra Safiye e la giovane Anita; ma la storia è sempre la stessa: raccontata nell’harem, vissuta nell’harem, raccontata di nuovo da Safiye ad Anita. Bellissimi i costumi, le scene sono quasi esclusivamente d’interni: alcuni in luoghi storici, nel palazzo di Yıldız o nella centrale elettrica in riva al Corno d’oro (oggi museo nel campus dell’università Bilgi); c’è tutta la carica erotica e licenziosa della protagonista nell’hamam, c’è la lotta senza esclusioni di colpi per il potere, c’è il destino tra libertà e abbandono delle fanciulle obbligate a lasciare l’harem che viene chiuso. E le serate in teatro – soirée, suare – di chi per sopravvivere impersona la caricatura di sé stessa.
[…] (dal mio blog cultural-turistico Istanbul, Europa su Zingarate) […]
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