Oggi mi è arrivato un libro che si annuncia memorabile: Streets of Memory. Landscape, Tolerance and National Identity in Istanbul, di Amy Mills (Georgia University Press, 2010); in italiano, il titolo può essere tradotto con: “Strade della memoria. Paesaggio, tolleranza e identità nazionale a Istanbul”. E’ un libro di antropologia politica, comunque per adesso ne ho letto solo l’introduzione: in ogni caso, non ho nessuna intenzione di annoiarvi con una recensione accademica.
Ma parla di uno dei miei quartieri favoriti, Kuzguncuk: la cui storia esemplare consente di inquadrare meglio la storia della città e della Turchia intera; una città, Istanbul, che ha natura massimamente composita, nata com’è dalla fusione di una miriade di componenti diverse: ed è oggi formata da 39 distretti, circa 200 villaggi, circa 600 quartieri… e quasi 70mila strade (gli abitanti sono circa 15 milioni, in aumento).
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Kuzguncuk è stato per svariati secoli abitato in maggioranza da ebrei: che fuggiti dalla Spagna nel 1492 e hanno salvaguardato la loro particolare lingua, il giudeo-spagnolo (o ladino); c’erano anche armeni e greco-ortodossi. Lo scorso anno, visitando una mostra fotografica – foto della sponda orientale del Bosforo nel XIX secolo – del museo di Pera, ho scoperto qualcosa di particolarmente affascinante: un modo di dire – in giudeo-spagnolo, per l’appunto – frequentemente usato nel quartiere, Nos dos yabancı, yes konu komşi (“Non ci sono stranieri tra di noi, siamo tutti vicini”).
Ma Kuzguncuk ha preservato la sua natura multi-etnica e multi-religiosa solo fino agli anni ’50: molti ebrei si sono trasferiti in Israele dopo la sua fondazione, rum (i greco-ortodossi con cittadinanza ottomana e poi turca) e armeni sono fuggiti dopo il pogrom ultra-nazionalista del 6-7 settembre 1955 che ha avuto come obiettivo soprattutto esercizi commerciali e luoghi di culto. Gli abitanti di un tempo sono stai rimpiazzati da immigrati dell’Anatolia.
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A Kuzguncuk spira ancora un’aria di pura rilassatezza: e non parlo della brezza del Bosforo. Le chiese, le sinagoghe e la moschea (cotruita solo nel 1952, nel cortile di una chiesa armena e con il contributo della comunità armena) sono ancora in piedi, una a fianco all’altra: anche se chiese e sinagoghe sono aperte di rado, solo in occasione delle feste liturgiche. Amy Mills, comunque, suggerisce e spiega che l’esperienza del passato – divenuta patrimonio collettivo – ha contagiato anche i nuovi abitanti di Kuzguncuk: perché nel quartiere regnano spirito comunitario e solidarietà; in ogni caso, è estremamente piacevole passeggiare per le viuzze del quartiere, senza fretta e senza meta: per poi fermarsi nei suoi caffé e ristorantini all’aperto.
D’estate, ci si può imbattere persino in qualche comitiva turistica: Kuzguncuk ha fatto recentemente da set a qualche seria televisiva turca dal successo internazionale, gli appassionati vengono per ammirare i luoghi sperando di incontrare i loro attori favoriti.
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Grazie mille per la dritta!Mi è piaciuto davvero tanto questo quartiere…è nello stile di fener e balat ma molto più pulito e ordinato…l’ho talmente apprezzato che quasi quasi andrei a vivere là >.< buona giornata 😉
grazie a te per esserti fidata… 🙂
[…] in Turchia costantemente indecenti). Un consiglio: abbinate la passegiata a Kandilli con quella nel quartiere di Kuzguncuk, senza la frenesia di dover visitare monumenti e musei, ma per un’esperienza di puro relax […]
[…] Primo, se avete due giorni di tempo – almeno la vostra prima volta – non veniteci per niente a Istanbul; non ne vale la pena: tra viaggio e tutto il resto non avrete modi di rendervi conto di cos’è e di come funziona la città. So che delle agenzie di viaggi propongono formule sprint a tappe forzate: le moschee di Sultanhamet, il palazzo ottomano di Topkapı il gran bazar, un kebab al volo, Taksim; resistete alla tentazione: finireste coll’avere di Istanbul una visione fuorviante, perché questa città è enorme e amministrativamente nata dalla fusione di 800 tra villaggi e insediamenti diversi, tra l’altro abitanti da una o più minoranze etniche e linguistiche (non dico che bisogna vederli tutti, ma qualcuno sì: Kuzguncuk, ad esempio). […]
Buon ano Giuseppe!Je découvre enfin ton blog, tebrikler !
Kuzguncuk est effectivement un quartier très intéressant et multi culturel et cultuel… Il serait temps que j’y retourne pour continuer à le découvrir de manière plus approfondi, inşallah en 2014 !