I quartieri di Istanbul, Sulukule

Nei giorni scorsi ho avuto modo di visitare uno dei progetti di recupero/sviluppo urbano che stanno cambiando il volto di Istanbul: il quartiere di Sulukule, appena dentro le mura di Teodosio e proprio dietro la porta di Edirnekapı e la splendida moschea di Mihrimah Sultan. E’ una delle molte tappe dell’itinerario lungo le mura di Costantinopoli, a cui ho fatto già più volte riferimento.

La realizzazione di questo progetto ha suscitato aspre polemiche e battaglie legali: al posto delle case costruite negli ultimissimi anni c’è stato per qualche secolo un insediamento di rom, di gitani; erano molto conosciuti in città come musicisti, la distruzione del quartiere li ha portati in periferia – hanno ricevuto comunque case popolari – e li ha costretti ad abbandonare gli stili di vita tradizionali.

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A Sulukule ci sono però stato prima dell’inizio dei lavori, nel 2007: e più che in un quartiere mi sono ritrovato in una bidonville, con bambini scalzi e sporchi che girovagavano tra immondizia appena fuori da casupole prevalentemente in legno e lamiera, più che in mattoni; non mi aspettavo tutto questo degrado, sono stato colpito da quello che chiamo “effetto Frittole”: come nel film “Non ci resta che piangere”, quando Benigni e Troisi si svegliano nel 1400 “quasi 1500”!

Ecco, la sensazione era quella di aver viaggiato indietro nel tempo: fino al Medio Evo. Nonostante possibili irregolarità burocratiche e interventi della magistratura – il sindaco del distretto di Fatih, nei cui confini si trova il quartiere, è coinvolto nel recente scandalo corruzione – l’intervento andava assolutamente fatto: in termini di igiene e di condizioni di vita minime, la situazione precedente era intollerabile.

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E poi, personalmente, ho molto apprezzato le scelte architettoniche: uno stile finto-ottomano, in cui viene largamente usato il legno; abitazioni non particolarmente lussuose o grandi, ma tutto sommato rispettose del contesto. I lavori sono ancora in corso, anche se la maggior parte degli appartamenti sono pronti; alcuni sono abitati, mi dicono – del tutto provvisoriamente – da rifugiati siriani. E’ un modello che può essere ripetuto altrove, in altre aree con abitazioni di fortuna (i gecekondu)? Secondo me, sì: l’importante è non costruire palazzoni e trovare una soluzione dignitosa per i precedenti abitanti, come è stato fatto a Sulukule.

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3 Risposte a “I quartieri di Istanbul, Sulukule”

  1. La disgustosa mentalità piccolo borghese che apprezza lo stile finto-ottomano, non considerando il crudele sradicamento urbano, antropologico e sociologico e apprezzando il vergognoso riassetto turistico. Meraviglie del consumismo neoliberale da turista. Bravi

    1. ma tu ci sei mai stata in quella bidonville, in cui i bambini andavano in giro – per strada – scalzi e sporchi? in cui la gente si scaldava bruciando legna raccattata in giro? gl’hanno dato la casa popolare, ti permetti di parlare di crudeltà: però noi dovremmo sorbirci aree in cui l’igiene è inesistente al centro della città: meraviglia di malsane ideologie fortunatamente sconfitte dalla storia…

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