I sapori di Istanbul, la pasta

Lo so, questo è un post un po’ surreale: ma lo scrivo lo stesso! Cominciando col dire che la pasta – penne, rigatoni, farfalle, tagliatelle e quant’altro – viene prodotta anche in Turchia: perfino la Barilla ha un suo stabilimento qui. A casa, ovviamente ne mangiamo: non spessissimo, ma non potrei eliminarla completamente dalle mie abitudini; anche Ayşegül l’apprezza e la prepara: con ricette a volte fantasiose che valorizzano i prodotti locali (personalmente non ho mai condito la pasta col parmigiano, solo ed esclusivamente col pecorino: e il tulum – formaggio di capra stagionato all’interno di pelli – si è dimostrato assolutamente all’altezza!).

C’è anche un nome turco, per la pasta: makarna; mentre pasta sono le torte, le paste della pasticceria (pastane). E la cosa davvero divertenti sono le varie marche: c’è la Barilla turca, ma noi compriamo – visto che ne conosciamo i produttori – la Ankara; ma in tutti i supermercati se ne trovano un’infinità di nomi italiani o perfino col tricolore, che ovviamente con l’Italia non hanno nulla a che vedere: chessò, la “Pasta veneta” o la “Pasta Maria”. La qualità è comparabile alla pasta industriale che mangiamo in Italia, ovviamente quella artigianale è un’altra cosa; perciò mi fanno ridire gli italiani di Istanbul – che chiamo “feticisti dello spaghetto” – pronti a piazzare su Facebook foto delle ultime confezioni che si fanno arrivare direttamente dall’Italia.

La qualità è comparabile, l’unica accortezza è non fidarsi dei tempi di cottura indicati sulle confezioni; anzi, una volta ne ho vista una coi tempi differenziati: “normal“, più dilatati; “al dente” [sic], più ristretti. Perché la regola generale, purtroppo, è quella di servire la pasta scottissima: peggio ancora come contorno, fredda. Ci sono anche dei ristoranti specializzati e monotematici, in cui la pasta – dalle foto fornite, al dente – è presentata con vari e bizzarri condimenti, tipo quello “neapolitan” di cui mi sfugge l’origine o l’onnipresente yogurt; per non parlare dei nomi: ne azzeccassero uno (e quasi quasi vorrei propormi come correttore di menù: a pagamento, ovviamente)! Statene rispettosamente alla larga, non vi perdete nulla.

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