
(articolo uscito nel numero di dicembre 2020 de Il Giornale dell’Arte, con il titolo “8500 anni. Di storia e di storie“; chiamo in causa nel titolo il sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, perché il progetto del museo IKM – İstanbul Kent Müzesi (Museo della città di Istanbul) – è magnifico e in buona parte costruito, quindi per terminarlo serve soprattutto la volontà politica…)
Istanbul avrà un nuovo museo civico, pensato per raccontare in modo rigoroso e avvincente i suoi tumultuosi 8.500 anni di storia e di storie. È stato disegnato dall’architetto turco Alper Derinboğaz, con un importante contributo italiano: il progetto curatoriale affidato a Luca Molinari Studio. Il museo è in effetti in costruzione sin dal 2016 e la struttura è stata completata all’80%, ma i lavori procedono a rilento da quasi due anni: la crisi finanziaria del 2018 ha complicato i piani.
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“Lavorando a pieno ritmo, in un anno il museo potrebbe riaprire”, ha spiegato a Il Giornale dell’Arte l’architetto Molinari; “se la municipalità di Istanbul troverà i fondi che mancano, noi siamo pronti a riprendere immediatamente e a terminare anche entro la fine del 2021”, ha confermato Derinboğaz. Del resto, lo stesso sindaco Ekrem İmamoğlu – in carica dal giugno 2019 – ha visitato più volte il cantiere dell’IKM e annunciato la volontà di completare l’opera.
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Decisioni operative non sono però ancora state prese, come ci ha implicitamente confessato il vice segretario generale Mahir Polat: “il nostro obiettivo è avere risultati quanto prima, ma i lavori per il museo non sono facili e non possono essere completati in breve tempo”. Nel frattempo, Derinboğaz richiama l’attenzione sulla necessità di “preservare quanto è già stato costruito”, per evitarne il decadimento.
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Il museo sorge proprio davanti alle mura romane di Costantinopoli. La struttura – un monolite con una fessura al centro – “richiama sia la confermazione geologica del Bosforo e delle sue due sponde abitate, sia lo stato di precaria conservazione di tratti delle mura”, ha sottolineato l’architetto turco. Ha due piani espostitivi, una terrazza panoramica, depositi e laboratori di restauro nel sottosuolo, un cortile interno che può accogliere sculture ed eventi.
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L’allestimento formalmente proposto per le collezioni permanenti dell’IKM – proprietà della municipalità, con l’aggiunta di auspicati prestiti da musei nazionali – rifiuta approcci cronologici o ideologici, facili e selettivi trionfalismi. “È un museo di nuova generazione”, rivendica Molinari; “un museo di musei”, che ha l’ulteriore ambizione di introdurre ai visitatori – anche attraverso mostre temporanee – le realtà di Istanbul.
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Il percorso espositivo è pensato in sette sezioni, in cui gli oggetti – cimeli di Ataturk, incisioni di Antoine Melling, cristalli del palazzo di Yildiz, probabilmente il ritratto di Maometto II di recente acquistato – sono contestualizzati da strumenti multimediali, pannelli esplicativi, foto, ricostruzioni artistiche.
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Nell’ordine: una visione della città dal mare, con le descrizioni di viaggiatori; un inquadramento geologico e geografico; i grandi personaggi, i miti e i simboli delle fondazioni, rifondazioni e conquiste; la vita vissuta di comunità etniche, linguistiche, religiose, professionali nel corso dei secoli; gli edifici più rappresentativi; le trasformazioni realizzate o ipotizzate nel XX secolo; la popolazione e le caratteristiche della megalopoli del XXI secolo, con dati e immagini in costante aggiornamento.
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