L’ippodromo romano di Costantinopoli

Ippodromo

(scritto nel giugno 2013, aggiornato nel dicembre 2014)

AGGIORNAMENTO (dicembre 2014)Oggi sono stato al rinnovato Museo delle arti turche e dell’islamdi fronte alla Moschea blu, che ha riaperto questa settimana dopo 2 anni di restauri: ospitato in quello che è stato il palazzo di Ibrahim paşa, gran vizir del sultano Süleyman; ho scoperto che il palazzo è stato costruito direttamente su alcuni resti dell’ippodromo, oggi perfettamente visibili: di cui in fondo al post troverete qualche foto (parlerò invece del museo tra qualche giorno).

Qualche mese fa, nel decalogo sui luoghi di Istanbul che non meritano una visita (perché c’è molto di meglio) avevo inserito anche l’ippodromo di Costantinopoli: “semplicemente perché non esiste più, è stato smontato nel corso dei secoli; rimangono due obelischi e una colonna in bronzo che ornavano la spina al centro della pista.” Ecco, sbagliavo di grosso: perché c’è una parte dell’ippodromo che non è stata smontata ed è invece in bella mostra; il bello è che l’avevo anche localizzata e visitata, durante il mio primo viaggio di 6 anni fa: ma evidentemente avevo rimosso quell’esperienza.

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Da quelle parti ci sono ripassato, ieri, scendendo da Sultanahmet verso il mare di Marmara: ho avuto un flash-back, sono andato a riesplorare i luoghi. Innanzitutto, qualche informazione di carattere storico. L’ippodromo venne costruito dall’imperatore Costantino dopo il trasferimento della capitale nel 330, in realtà espandendo quello già esistente di Settimio Severo (di un secolo prima): le tribune in origine erano in legno e solo successivamente vennero costruite in muratura, la lunghezza era di circa 450 metri. Si sfidavano in pista le 4 famose fazioni, che avevano un ruolo anche politico (soprattutto quando c’era da organizzare rivolte): i bianchi, i blu, i rossi, i verdi; l’imperatore presenziava spesso e volentieri. Poi arrivò la decadenza, i crociati – nel 1204 – portarono via la famosa quadriga in bronzo esposta a San Marco: il tempo, visto che gli ottomani non erano fanatici delle corse delle bighe, fece il resto. Al posto dell’ippodromo c’è il vuoto, edifici – tra cui la famosa moschea blu – sono stati costruiti tutt’attorno ma non su quella che era la pista; rimangono in piedi, come detto, la colonna serpentina di Delfi e due obelischi.

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Andando però verso l’estremità in direzione del mare di Marmara, dove c’è l’edificio del rettorato dell’università di Marmara (che ospita anche mostre), si possono imboccare due stradine: a sinistra subito in discesa, a destra prima in piano e poi in discesa. Scendendo verso sinistra le strutture sono molto più evidenti (si può passare anche all’interno di un giardino-bar), verso destra bisogna fare un minimo di attenzione: si tratta dell’emiciclo – ovviamente, la muratura esterna – della tribuna a forma di U, in stato di conservazione non ideale ma comunque ben solida; al di sopra è stato costruito un liceo, anche innestando sulle murature bizantine dei pilastri in cemento armato come sostegno. Per avere un’idea di com’era, date un’occhiata al sito del progetto Byzantium 1200.

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