Terrore all’aeroporto di Istanbul

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Ieri sono stati diffusi dei dati molto negativi – quelli di maggio – sull’industria turistica in Turchia: e pensavo di commentarli oggi, così da sottolineare il crollo catastrofico delle presenze italiane. Dopo l’attentato di ieri sera all’aeroporto Atatürk di Istanbul – uno dei più grandi del mondo – non credo sia però il caso di parlare di turismo (e non solo perché quest’ulteriore mazzata avrà un effetto devastante).

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In effetti, le autorità locali non sono abituate a dare pubblicamente i dettagli di quanto accaduto. Di sicuro ci sono tre attentatori sucidi che si sono fatti esplodere al terminal dei voli internazionali (da quello che ho capito, agli arrivi), 36 morti e 147 feriti. Io una prima idea però me la sono fatta: arrivo in taxi, esplosione nel parcheggio nei pressi dell’entrata per scatenare il panico e distrarre la sicurezza, altri due attentatori che hanno provato a superare la prima linea dei controlli armati di kalashnikov (quella coi metal detector e gli scanner, per intenderci), uno si è fatto esplodere prima comunque in una zona ad alta concentrazione di passeggeri e un terzo è penetrato nel terminal ma è stato colpito da un poliziotto – l’area dal video che ho visionato è già vuota – e si è poi fatto esplodere uccidendo solo se stesso.

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Le modalità d’azione, piuttosto sofisticate (persino più del solito), fanno direttamente pensare a Daesh e non al Pkk. Tra l’altro, proprio in queste settimane i jihadisti vengono colpiti sempre più duramente anche grazie all’impegno turco. E’ anche vero che l’attacco è avvenuto dopo l’annuncio del ripristino dei rapporti diplomatici con Israele e dell’avvio di un processo di normalizzazione con la Russia: ma sinceramente non credo che ci sia un legame, azioni del genere vengono di solito pianificate con molto anticipo.

Ultima annotazione: l’aeroporto ha già riaperto dopo poche ore dagli attacchi (i danni alle strutture sono stati in effetti di entità non drammatica).

2 Risposte a “Terrore all’aeroporto di Istanbul”

  1. Io ho un viaggio programmato per dicembre, dieci giorni che non vedevo l’ora di passare in questa splendida città che sogno di poter visitare da anni. A chi mi dice “Non hai paura?” fino a ieri rispondevo “Si può morire anche attraversando la strada davanti casa”; in tutta sincerità dopo questi 36 morti e 150 feriti, non mi sento più così tranquilla.
    Ormai c’è un attentato al mese, a giugno addirittura due; capisco perché il turismo stia crollando, di questo passo anche io annullerò il viaggio.

    1. io ti consiglierei di non fare scelte precipitose: c’è ancora molto tempo per valutare la situazione, in ogni caso – statistiche alla mano – gli aeroporti rimangono molto più sicuri delle strade

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