Istanbul: il Pkk colpisce ancora

7giugno

(già pubblicato sul mio blog “Cose turche” di Look Out news)

Nuovo sanguinoso capitolo nella guerra strisciante tra la Turchia e l’organizzazione terroristica Pkk, che dal sud est a maggioranza curda – da ormai qualche mese – ha investito anche le grandi città, Istanbul e Ankara. L’attentato di questa mattina ha seguito una dinamica consolidata: potente autobomba contro un mezzo di trasporto della polizia, non si sa ancora se guidata da un attentatore suicida, che ha coinvolto anche passanti e edifici circostanti; i morti accertati sono 12 – 7 poliziotti, 5 civili – e i feriti oltre 40, di cui almeno 3 in condizioni gravissime. L’area è centralissima: nella penisola storica dell’antica Costantinopoli proprio di fronte alla fermata della metropolitana di Vezneciler, vicinissimo all’università – dove i poliziotti avrebbero dovuto prendere servizio – e al Gran bazar.

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Non c’è stata al momento alcuna rivendicazione, oltre alle modalità e all’obiettivo c’è anche la data a far propendere per il Pkk (magari tramite la sigla Tak, i Falchi del Curdistan): il 7 giugno di un anno fa, le elezioni politiche decretavano la sconfitta dell’Akp di Erdoğan e il successo storico dell’Hdp filo curdo che del Pkk è considerato il braccio politico, con la conseguente impossibilità di formare un governo e la necessità di nuove elezioni (a novembre). Insieme al caos derivante dalla guerra in Siria, l’instabilità interna – per la prima volta dopo 15 anni – ha spinto i terroristi curdi a rompere i negoziati di pace col governo e a scatenare una “guerra rivoluzionaria di popolo” nei centri urbani del sud est: la dura risposta delle forze armate turche hanno poi spinto il Pkk a colpire – come detto – le grandi città del Paese, per provare ad allentare la morsa.

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Questo attentato probabilmente non sarà l’ultimo. Nonostante i forti rovesci subiti, il Pkk gode ancora di sostegni logicisti e finanziari grazie agli affiliati che vivono nelle periferie delle grandi città e alla diaspora curda (e con ogni probabilità agli avversari e ai nemici della Turchia), trae legittimità dalle operazioni contro Daesh in Siria condotte dal suo ramo siriano e dall’immagine romanticamente rivoluzionaria diffusa da alcuni media occidentali ideologicamente e politicamente affini. La Turchia continuerà a colpire per indebolire il suo principale nemico, il Pkk continuerà a trovare spiragli e opportunità per rispondere seminando terrore. La ripresa dei negoziati di pace è al momento da escludere, per due motivi: il precedente periodo di tregua dal 2013 al 2015 è stato sfruttato dal Pkk per riorganizzarsi e riarmarsi, stavolta il governo vuole infliggere danni decisivi e irreparabili prima di riaprire il dialogo politico; nuove trattative sarebbero estremamente impopolari ed elettoralmente penalizzanti.

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