Ho deciso di presentarvi di volta in volta – oltre ai musei, agli edifici storici, alle moschee, alle chiese, ai ristoranti, ai negozi, ai parchi di Istanbul – i luoghi in cui si fa cultura: musica, danza, teatro, arti varie. Voglio mostrarvi una città che vive e non prigioniera del proprio passato: che non è fatta solo di bazar e minareti, di Bosforo e çay; una città in cui l’offerta culturale non è inferiore a quella di altre grandi capitali europee: una città che guarda al futuro.
L’invito è di consultare regolarmente i ricchissimi programmi, di approfittare del vostro soggiorno – lungo o breve che sia – per sperimentare e conoscere. Con una particolarità: perché i centri culturali di Istanbul sono in larga parte privati, il prodotto diretto del mecenatismo di grandi gruppi economici e di banche. Ho parlato nei giorni scorsi di İş Sanat della Türkiye İş Bankası (la Banca del lavoro turca), oggi mi occupo di Borusan Kültür Sanat: creata nel 1997 dalla potentissima holding omonima per finanziare “cultura e arti”.
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Ha una duplice sede, su Istiklal Caddesi: già Grande Rue de Péra, il corso principale della Istanbul europea percorso ogni giorno da migliaia e migliaia di persone. Duplice perché nel 2010 è stata aperta la Müzik Evi, la casa della musica: che racchiude due sale per concerti e balletti, uno spazio per mostre, stanze per le prove e per i seminari. Il programma è impressionante: in media tre concerti a settimana per tutti i gusti, soprattutto musica da camera e world music, oltre che musica elettronica (anche i prezzi variano, ma in genere sono contenuti). La Borusan dispone di una propria orchestra filarmonica (nata come orchestra da camera), di un quartetto specializzato nella musica contemporanea, di un coro di bambini.
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Qualche settimana fa sono andato ad esempio a un concerto di Fazıl Say: pianista e compositore geniale, che insieme all’orchestra Borusan ha presentato un concerto per ney (il flauto della musica sufi) e la sinfonia n°2 Mesopotamia; un concerto entusiasmante, soprattutto la sinfonia: spiazzante l’uso del theremin, strumento a onde magnetiche che a un certo punto si è bloccato perché probabilmente infastidito da troppi cellulari accesi (sala gremitissima, molti i giovani).
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Il concerto si è tenuto altrove, in uno dei teatri del complesso convegnistico/culturale di Harbiye (poco oltre piazza Taksim): uno dei due luoghi scelti per le performances sinfoniche dell’orchestra Borusan, insieme al centro culturale di Caddebostan sulla sponda siatica (vicino dove abito io). Nel programma di quest’anno, particolarmente interessanti: la terza di Mahler con il coro di Santa Cecilia (21 febbraio); il concerto del pianista Tzimon Barto, con Ciajkovskij, Ravel e Respighi (11 aprile); il programma con la quinta di Šostakovič e il concerto in re maggiore di Korngold (9 maggio). Il costo dei biglietti varia dalle 120 alle 40 lire turche, da poco più di 50 a poco meno di 20 euro. Il “progetto Borusan” comprende anche una biblioteca musicale e un “Artcenter” che ospita giovani artisti; offre persino borse di studio a studenti di musica, a livello di master, in prestigiosi istituti stranieri.
Per contattarmi:
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