La settimana di Mevlana e del sufismo

Come ogni anno da alcuni secoli a questa parte, verrà ricordata fra qualche giorno – il 17 dicembre – la morte di Mevlana Rumi: il mistico sufi vissuto nel XIII secolo e morto nel 1273 a Konya (la romana Iconium), le cui poesie e i cui insegnamenti hanno conquistato una rilevanza mondiale; e proprio a Konya, per l’occasione, viene programmata tutta una serie di eventi per dieci giorni (dal 7 al 17) – mostre, conferenze, concerti e altro – che si concluderà con il rituale Şeb-i Arus: la riunione di Rumi col Divino, la “notte nuziale”. I suoi discepoli, i “dervisci rotanti” candidamente vestiti e col copricapo a forma di cono, si esibiranno nel tradizionale e vorticoso sema, la danza che fa girare la testa. L’afflusso di fedeli e turisti, a Konya, è stato tale negli ultimi anni che la municipalità ha deciso di costruire un centro culturale che sembra un palazzetto dello sport: ospita a migliaia fedeli, turisti e politici.

mevlana

Il sema si svolgeva nella semahane, l’ambiente centrale – per posizione e importanza – del convento sufi: di forma circolare o ottagonale, sormontato da una cupola. I danzatori girano su sé stessi ripetendo il nome di Dio, accompagnati da musicisti che riproducono il suono delle sfere celesti e che nel movimento finale lasciano posto al silenzio; assumono con le palme delle mani – una verso l’alto, una verso il basso – la forma delle lettere arabe lam e mim, la negazione nella professione di fede islamica la ilah illah Allah (non c’è altro Dio all’infuori di Dio). Tutto torna a Dio, che è amore e passione, amore-passione. L’annientamento in Dio, la cancellazione delle passioni (fena).

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Proprio in un palazzetto dello sport, l’Ülker Sports Arena di Ataşehir (un po’ fuori mano, purtroppo), si può partecipare al Şeb-i Arus anche a Istanbul: con due giorni di anticipo, il 15 dicembre. Al di là dello sfruttamento brutalmente commerciale nei caffè per turisti di Sultanahmet, a Istanbul il sema è un evento curato durante tutto l’anno da fondazioni che rivaleggiano per l’attenzione dei media e degli spettatori: soprattutto nella mevlevihane di Galata, trasformata in museo e riaperta lo scorso anno dopo cospicui lavori di restauro, domenica pomeriggio e a pagamento; in quella di Yenikapı, in cui si sono concentrate le attività – anche concerti e conferenze – dedicate ai mevlevi durante “Istanbul 2010 capitale europea della cultura”, oggi i primi tre e l’ultimo venerdì del mese (l’ingresso è gratuito); infine in quella di Silivrikapı, che ogni giovedì sera – ma a pagamento – offre anche una conversazione introduttiva con uno shaykh. Diffidate invece dagli spettacoli alla stazione ferroviaria di Sirkeci: il contesto non è quello giusto. Questo video consente una prima familizarizzazione; ma io consiglio – per preparsi a dovere – anche la lettura di due libri: Le quaranta porte di Elif Şafak, Dervisci. Storia, antropologia, mistica, di Alberto Fabio Ambrosio.

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