Mi sono state chieste delle brevi e spiritose guide in pillole – 10, come i comandamenti (paragone forse blasfemo, ma pertinente) – su cosa fare e non fare una volta che avrete deciso di venire a Istanbul; accetto con entusiasmo l’incarico, la sfida: poi magari col contributo di tutti possiamo migliorarle. Inizio coi divieti, mi sento più a mio agio.
Primo, se avete due giorni di tempo – almeno la vostra prima volta – non veniteci per niente a Istanbul; non ne vale la pena: tra viaggio e tutto il resto non avrete modo di rendervi conto di cos’è e di come funziona la città. So che delle agenzie di viaggi propongono formule sprint a tappe forzate: le moschee di Sultanhamet, il palazzo ottomano di Topkapı il gran bazar, un kebab al volo, Taksim; resistete alla tentazione: finireste coll’avere di Istanbul una visione fuorviante, perché questa città è enorme e amministrativamente nata dalla fusione di 800 tra villaggi e insediamenti diversi, tra l’altro abitanti da una o più minoranze etniche e linguistiche (non dico che bisogna vederli tutti, ma qualcuno sì: Kuzguncuk, ad esempio).
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Secondo, non venite a Istanbul ad agosto: può fare parecchio caldo ed esserci un’umidità spaventosa; la trovereste semi-abbandonata, percorsa da orde di turisti allo sbando: sofferenti e appiccicaticci. Molto meglio venire ad aprile – maggio, oppure a cavallo tra settembre e ottobre: il clima è migliore, la città è più animata (e non avrete la sgradevole sensazione di essere a un luna park verso l’ora di chiusura); in questi altri periodi – ma anche ad agosto, non si sa mai – non venite abbigliati come se andaste a Miami: di sera può fare freschetto a causa dei venti freddi balcanici e siberiani (Istanbul non è protetta da montagne e tutto ciò che arriva si scatena allegramente), se non siete dei fachiri sono obbligatori scarpe chiuse e una bella giacca.
Terzo, non scegliete un hotel a Sultanahmet; so che esistono combinazioni di prezzo favorevolissime e che c’è l’illusione di avere “le cose principali” a portata di piede: ma poi al tramonto vi trovereste nel deserto, con la tentazione dei ristoranti turistici (qualità del cibo non eccellente, costi da primato) e circondati solo ed esclusivamente da altri turisti. Lì, infatti, non ci abita praticamente più nessuno. Rivolgetevi altrove, la zona di Galata ad esempio: vita serale e notturna più invitante e “autentica”, distanza comunque non eccessiva.
Quarto, non prendete il taxi se non è assolutamente necessario. I costi sono ridotti rispetto alle nostre grandi città, ma i taxisti istanbulioti non conoscono le strade al di fuori del loro quartiere (spesso periferico): non sono dotati né di navigatore né di Tuttocittà, si perdono regolarmente, chiedono la strada ai clienti, a volte i clienti vengono lasciati non proprio alla meta. Dagli aeroporti c’è un servizio di bus o la metro (sulla sponda europea), prendete il taxi solo se alloggiate in un albergo grande e conosciutissimo; oppure fatevi lasciare vicino a un edificio o monumento facilmente individuabile e poi continuate a piedi. In ogni caso, il sistema dei trasporti pubblici funziona: per servirsene appieno prendete la IstanbulKart, costa 6 lire turche che poi vi verranno restituite alla riconsegna e ogni corsa vi costerà 1,95 lire invece che 3 (per fare un euro, ci vogliono circa 2,5 lire).
Quinto, non fatevi tentare dai ristoranti di pesce sotto il ponte di Galata: il trappolone è sempre in agguato, i prezzi possono essere proporzionali al numero di sorrisi inferti per attirarvi nel locale (sulla freschezza del prodotto non sarei troppo sicuro).
Sesto, se decidete di venire sulla sponda asiatica e soprattutto a Kadıköy – attività che invece inserirò nelle 10 cose assolutamente da fare – non limitatevi a farvi i 20 minuti di navigazione, a percorrere avanti e indietro il molo, a ritornarvene immediatamente dopo: so che delle persone fanno proprio così; invece, addentratevi ed esplorate: il quartiere è ricco e residenziale, accogliente e dotato di ristorazione di eccellente qualità (a costi contenuti). Avete a disposizione anche la mia guida/itinerario: Itinerario n°2 – Da Kadıköy a Moda
Settimo, evitate le file chilometriche al Topkapı, alla Moschea blu e ad Ayasofia andandoci di mattina presto; in caso di fila ingestibile provocata da qualche assembramento di croceristi, il posto assolutamente da vedere è il palazzo ottomano di Topkapı con il suo harem (biglietto a parte: in totale, 35 lire turche): la Moschea blu potete sostituirla più che degnamente con la moschea di Solimano progettata da Mimar Sinan (anzi, io la preferisco: e non c’è mai fila).
Ottavo, evitate di fotografare donne coll’hijab (fazzoletto) o col niqab: non sono fenomeni da baraccone, quelle coperte dalla testa ai piedi di nero in molti casi non sono neanche turche ma turiste dagli stati del Golfo persico; e la macchina fotografica, magari, non usatela troppo se vi avventurerete nei quartieri degradati di Fener e Balat lungo il Corno d’oro: anche lì c’è chi potrebbe risentirsi.
Nono, non raccogliete la spazzola al lustrascarpe che la lascia cadere – apparentemente senza accorgersene – proprio davanti a voi: vi ringrazierà in lacrime, vi offrirà una lustratina gratis per sdebitarsi, vi chiederà poi dei soldi con qualche pretesto struggente (quando mi capitò, mi salvai solo perché avevo le scarpe da tennis: e il tipo, già quasi piangente, non insistette più di tanto). Lasciategliela lì!
Decimo, non fatevi coinvolgere nelle “crociere sul Bosforo” private, reclamizzate al porto di Eminönü e dai prezzi gonfiati (tra l’altro, spesso il percorso è limitato); utilizzate invece i battelli di linea, spingetevi fino al mar Nero.
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[…] leggere gli altri 7 comandamenti, cliccate qui) 40.980141 29.082270 Condividi:EmailFacebookDiggTwitterRedditStampaAltroGoogle +1Mi piace:Mi piace […]
[…] ho preparato un decalogo su cosa (assolutamente) non fare, oggi passo a quello sulle cose da (assolutamente) fare; ovviamente, mi rivolgo a tutti coloro che […]
[…] Proprio Giuseppe Mancini, il cui blog è ospitatato anche da Zingarate, ha recentemente pubblicato due pratiche liste: dieci cose da fare a Istanbul e dieci cose da non fare. […]
sconsiglio Dolmabahce. di bello c’è solo la grandeur. Coloiscono gli orologi fermi all’ora della morte di Ataturk.
Assolutamente da non perdere invece è Kariye, O san salvatore in chora, un vero gioiello dell’arte bizantina. dopo il restauro bella anche la piazzetta antistante anche se un po’ troppo turistica.
da evitare di andare a mangiare il pesce a cena a Kumpake. Solo per turisti un po’ polli.
ciao, benvenuta.
in effetti, San Salvatore in Chora è uno dei miei luoghi favoriti: e parte integrante dell’itinerario lungo le mura http://www.zingarate.com/network/istanbul/itinerario-n°-1-lungo-le-mura-di-costantinopoli.html
su Kumkapı, pesci e polli hai perfettamente ragione: vedro’ di inserire il consiglio in una futura guida bis.
dissento invece su Dolmabahçe: che a me personalmente piace proprio per la grandeur ed e’ in ogni caso utilissimo per capire – anche visivamente – in che modo l’Impero ottomano si e’ trasformato nel XIX secolo.
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[…] una risposta ai miei decaloghi – e a qualche mia provocazione – dedicati a cosa fare o non fare a Istanbul, a cosa vedere o non vedere assolutamente: lo potete leggere direttamente sul suo blog, Storie di […]
Tra le cose da non fare assolutamente ad Istanbul, aggiungerei, non soffiarsi il naso in pubblico facendo rumore. Da molto fastidio.
ciao è troppo bello…max relax max libertà
liberi liberi
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