Le chiese di Istanbul, Santa Maria dei Mongoli

Qulche giorno fa sono andato a visitare la chiesa di Santa Maria dei Mongoli (Παναγία Μουχλιώτισσα), al Fener: il quartiere greco-ortodosso lungo il Corno d’oro; e’ l’unica chiesa bizantina a non essere stata trasformata in moschea conservando l’edificio originario (del XIII secolo), pur se ampiamente modificato nel corso dei secoli: tutte le altre chiese esistenti sono di istitutuzione posteriore alla conquista ottomana del 1453, o sono state comunque completamente ricostruite. Si trova sulla collina, alle spalle della Grande scuola della nazione ellenica: il gigantesco edificio in mattoni rossi del 1881 – sembra una fortezza, in effetti – che svetta su tutto il resto, oggi frequentata da pochissimi studenti.

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Il nome della chiesa è bizzarro, lo so: e deriva dalla fondatrice del complesso monastico in cui si trovava – e principessa bizantina – Maria Palaiologina, moglie per l’appunto di un Khan mongolo; in turco è però conosciuta come Kanlı Kilise: non so di preciso se c’entra il khan di prima, ma in effetti kan vuol dire sangue e kanlı “di sangue, insanguinata” (il riferimento è alla disperata resistenza durante la conquista del 29 maggio 1453, per i cristiani finita molto male: in un bagno di sangue!).

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Dopo la scarpinata, si riconosce facilmente dalla torre e dal muro dipinti di rosso; la torre è una rarità architettonica, perché ingloba la cupola. L’interno è invece di complicata lettura, perché più volte rifatto con modifiche importanti. Anche le decorazioni non sono quelle originarie, al di là di un affresco che rappresenta il giudizio universale; ci sono però delle icone di varia provenienza, molto interessanti. Alle pareti, le fotocopie di due firmani (decreti) imperiali ottomani che attestano la proprietà della chiesa. Ulteriore particolarità, il tunnel che la collegherebbe ad Aya Sofya: sinceramente, quello che ho visto è una cripta con una tomba (vuota) e un’altra stanza che fa pensare a una ciosterna sotterranea; ecco, magari il collegamento esiste sul serio ma è di natura idraulica. Non ho potuto purtroppo scattare foto, in chiesa: occorre uno speciale permesso del Patriarcato.

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E’ visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 17: basta suonare il campanello e i custodi – una famiglia di Antiochia, a Istanbul da 30 anni – vengono ad aprire; la messa viene celebrata la domenica dalle 9 alle 11: una volta o l’altra proverò ad andarci. E l’inserirò sicuramente in uno degli itinerari che sto preparando, in aggiunta a quelli lungo le mura di Teodosio e da Kadıköy a Moda (per scoprire la città meno conosciuta, al di fuori del turismo di massa).

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