Le chiese di Istanbul, Surp Vortvots Vorodman

Surp Vortvots Vorodman

Stasera sono stato ad un altro concerto, sempre nell’ambito del festival musicale dell’Iksv: un concerto in un posto speciale, nella chiesa armena di Surp Vortvots Vorodman (“Santi figli del tuono”) lasciata in stato di abbandono per 90 anni e poi restaurata e riaperta a dicembre 2011, coi fondi (statali) di Istanbul 2010 capitale europea della cultura.

Viene usata come chiesa nelle più importanti ricorrenze liturgiche, ma per l’appunto anche come centro culturale. In programma, per piano e viola: Šostakovič, Beethoven, Schumann e soprattutto Komitas (prete e compositore, il padre della musica armena: che sperimentò sulla propria pelle – impazzendo – le deportazioni del 1915); i due solisti, Peter Nagy e l’armeno-americana Kim Kashkashian.

LEGGI ANCHE: Il 41° festival musicale di Iksv

LEGGI ANCHE: Le chiese di Istanbul, Hagia Irene (Aya Irini)

Surp Vortvots Vorodman si trova nel quartiere di Kumkapı, nella penisola storica verso il mare di Marmara (un quartiere di pescatori, infatti): proprio di fronte al Patriarcato fondato nel 1461. Fa parte di un complesso di tre chiese e due cappelle, eretto negli anni Venti dell’Ottocento dai Baylan: celebre famiglia di architetti armeni a cui si devono palazzi imperiali e altri edifici pubblici dell’Istanbul ottomana; delle altre due chiese del complesso, una è stata trasformata da tempo in mensa per l’adiacente scuola (sempre armena) e l’altra – Santa Maria – ha mantenuto la funzione e lo splendore di un tempo come cattedrale: la cosa migliore è ovviamente andarci durante una funzione domenicale.

L’impressione che ho avuto è che la conoscessero in pochi: e all’intervallo del concerto – vista la curiosità espressa – il personale della fondazione che gestisce il complesso ha voluto aprirla e illuminarla; molti hanno scattato foto, altri hanno acceso candele. Un episodio bellissimo di condivisione. Le foto scattate prima dei lavori di restauro mostrano alberi interi sul tetto e all’interno legname marcito, balaustre e strutture pericolanti, marmi divelti, decorazioni sbiadite, oggetti accatastati.

E’ stato ripristinato il colore originale, è stato ricreato l’impatto visivo, sono stati utilizzati materiali sempre compatibili con quelli d’epoca e sono stati completamente rifatti gli impianti d’illuminazione e di riscaldamento secondo criteri moderni; sono stati però lasciati in evidenza – a tratti – i segni inesorabili e brutali del tempo: per suggerire ciò che comunque è stato. E’ un luogo accogliente, perfetto per la musica e simbolo di pacificazione attraverso il recupero della memoria.

Per contattarmi:
giuse.mancini@gmail.com
https://www.facebook.com/IstanbulEuropa

Una risposta a “Le chiese di Istanbul, Surp Vortvots Vorodman”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.