Le proteste a Istanbul e la cultura negata

Gezi

Non ho mai amato le manifestazioni di piazza, soprattutto se prolungate: perché finiscono inesorabilmente col danneggiare chi non condivide i motivi o i metodi – e magari tutti e due – delle proteste; il mio è un discorso generale, non riguarda quello che sta accadendo i questi giorni: ma trovo il ricorso alla folla incompatibile con la democrazia liberale, che si basa invece sulla competizione tra idee e progetti.

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Infatti, tra le conseguenze negative delle proteste dell’ultima settimana – al di là del vandalismo e delle conseguenze a breve e lungo termine sull’andamento generale dell’economia – ci sono: una serie di rinunce e un calo preoccupante delle prenotazioni negli hotel, una serie di eventi culturali di alto profilo – a giugno parte alla grande la stagione estiva – che nei giorni corsi sono stati cancellati o rinviati a data da destinarsi, più che altro per precauzione.

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La rivista Cornucopia ha stilato una lista degli appuntamenti saltati, tra i quali segnalo quelli di maggior interesse (ad alcuni di questi avrei partecipato e ne avrei poi parlato sul blog):

l’IST. Fest, il Festival internazionale delle arti e della cultura di Istanbul – in calendario dal 6 al 9 giugno l’ISTANBUL’74 di Karaköy – è stato posticipato a non si sa ancora quando;

la serata inaugurale del festival musicale di Iksv è saltata (ma non dovrebbero esserci problemi per gli altri concerti);

i concerti previsti per il 6 e il 7 nell’ambito del Vodafone Istanbul Calling sono stati annullati e non verranno recuperati;

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il festival di danza Burn Electronica in calendario per l’8 giugno – in zona Beşiktaş – è stato cancellato;

il Mind Body Festival – tre giorni sul benessere, dal 7 al 9 giugno a Santral Istanbul – è stato rinviato.

Spero che la situazione migliori ulteriormente: ho varie attività in programma per i prossimi giorni e mi dispiacerebbe dovervi rinunciare.

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AGGIORNAMENTO. Purtroppo, a causa del perdurare delle proteste di piazza, sono saltati molti altri appuntamenti culturali e artistici: quelli in programma nell’ambito del Vodafone Istanbul Calling nelle prossime settimane sono stati cancellati (i dettagli li trovati sul loro sito web, i possessori di biglietti saranno ovviamente rimborsati), mentre l’Avea Escape To Music – previsto per il 29 giugno – è stato rinviato a data da destinarsi; per un altro motivo – cioè, a causa della nuova legge sulla vendita e la pubblicità di bevande alcoliche – è invece saltato l’Efes Pilsen One Love Festival. Nell’uno e nell’altro caso, i danni per l’industria turistica turca – nel breve e nel medio-lungo periodo – sono evidenti.

Per contattarmi:
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3 Risposte a “Le proteste a Istanbul e la cultura negata”

  1. Io ho una mia carissima amica di Istanbul e seguo da molto vicino la protesta, non credo che gli eventi culturali siano più importanti dei loro fondamentali diritti alla laicità che quel dittatore di Erdogan sta loro negando

    1. Erdogan… dittatore? capisco che possa non piacerti: ma se e’ stato eletto – attraverso libere elezioni – dal 50% dei turchi, cosa c’entrano le dittature?

      poi, in concreto cosa sarebbero questi “diritti alla laicità” di cui parli? sinceramente non capisco…

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