La prima volta che la vidi – in viaggio verso Kadıköy e verso il ristorante Çiya, aprile 2007 – scoppiai a ridere: è assolutamente fuori contesto, mi ricordava qualche edificio storico di Parigi fuso con un castello della Loira. La stazione ferroviaria di Haydarpaşa, in effetti, appartiene a un’altra epoca: perché venne costruita – all’inizio del Novecento – come terminal sulla sponda asiatica della Berlino-Baghdad (a occuparsi del progetto e della sua realizzazione furono infatti ingegneri tedeschi).
Sorge praticamente all’intersezione tra Bosforo e mare di Marmara, si erge maestosa e un po’ tozza dalle acque: attorniata dal porto commerciale e dagli edifici ancor più imponenti della caserma Selimiye (venne usata come ospedale durante la guerra di Crimea del 1854-1856: quello in cui lavorò Florence Nightingale) e dell’università di Marmara costruita da Vallauri/Vallaury e D’Aronco; è sostanzialmente un punto di scambio tra treno, auto e battello: in passato, è stata spesso e volentieri teatro di scene cinematografiche, quelle struggenti di immigrati che arrivavano e innamorati che partivano. Lacrime a go go.
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Nel tempo ha però perso molto del suo smalto e del suo fascino; anzi, ha perso perfino la sua identità: un incendio ne ha divorato il tetto nel 2011, da qualche mese i treni a lunga percorrenza non arrivano più – l’ultima corsa è stata salutata da un’ondata di nostalgismo, in loco e in tv – ed è rimasta solo la linea metropolitana (ci cui a volte mi servo anche io). Haydarpaşa sarà tagliata fuori dalla nuova metro sotto il Bosforo e quindi dalla moderna rete di trasporti integrati di cui si sta dotando la città, secondo le intenzioni della municipalità di Istanbul sarà il cardine di un grandioso progetto di recupero e sviluppo urbano.
In effetti, gli studi e i concorsi di idee vanno avanti dal 2004 e hanno scatenato la fantasia di più di un architetto: chi voleva realizzare una serie di grattacieli di chissà quanti piani, chi una piccola Venezia con tanto di canali artificiali. Bocciati tutti e due. Da quel momento, ecologisti e intellettuali vari – col sostegno di chi lavora alla ferrovia e nel porto – sono scesi sul piede di guerra: il partito del no a tutti i costi è rumorosissimo anche in Turchia, ma numericamente ininfluente – proteste che fanno solo colore.
Il grande piano per Haydarpaşa è tuttora in fase di realizzazione, si conoscono solo alcuni dettagli. In primo luogo, l’edificio storico verrà architettonicamente preservato ma trasformato negli usi: sarà ancora stazione, ma con traffico limitato (alcuni parlano esclusivamente di rievocazioni storiche); un piano sarà adibito a museo ferroviario nazionale; i rimanenti, ospiteranno negozi e alberghi di lusso. Il porto commerciale, invece, verrà chiuso e anch’esso trasformato: al posto delle navi portacontainer, arriveranno navi da crociera col loro carico di turisti. Verranno costruiti alberghi a cinque stelle (senza esagerare coi piani) e centri culturali: tutta la passeggiata verso il porto di Kadıköy – oggi integralmente occupata dal terminal dei bus e da un vialone a 4 corsie – verrà abbellita e almeno in parte pedonalizzata. Per una zona oggettivamente della città, sarebbe una rinascita; e per i turisti, un’occasione in più per sfuggire alla morsa di Sultanahmet.
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