Il mio programma di oggi prevedeva – come momento essenziale – la messa del Papa nella cattedrale di Istanbul (Saint Esprit): un evento che attendevo con trepidazione, sia come giornalista sia come membro della comunità cattolica di Istanbul. E invece, arrivato lì, l’amara sorpresa: i pochi giornalisti ammessi alla celebrazione – tra cui il sottoscritto – sono stati sistemati in una sorta di piccionaia, di balconata dalla quale – da seduti – non si vedeva nulla. Non nulla in senso metaforico: proprio niente, zero gradi di visibilità (davanti un muro, a destra un muretto); con l’unica alternativa possibile: sistemarsi in piedi, per vedere il Papa alcuni metri più in basso.
Visto il trattamento ricevuto – e impossibilitato a partecipare alla celebrazione (né da osservatore, né da cattolico) – ho preferito andar via: ma mia ha dato tremendamente fastidio la logica in sé degli inviti colorati e gerarchizzati – A, B, C, D – che danno l’idea del privilegio e di chissà quali sistemi necessari a ottenerlo. Cioè: ma quali sono i criteri di attribuzione di un posto piuttosto che di un altro? Chi lo stabilisce che X ha diritto a un posto di prima fila e Y a un posto indecente?
Tra l’altro, i miei buoni propositi di reportage fotografico sono andati – è il caso di dirlo! – completamente a farsi benedire; sarà per la prossima visita papale: e nel frattempo cercherò di capire come funziona per conquistare il privilegio oggi negato.
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