(articolo scritto per Il Giornale dell’Arte sulla nuova moschea di piazza Taksim a istanbul: simbolo non di “Islamizzazione”, ma di pluralismo)
Piazza Taksim, nella Istanbul europea, si è arricchita di un nuovo simbolo. L’ultimo venerdì di Ramadan, il 28 maggio, il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha infatti inaugurato l’imponente moschea in costruzione dal 2017. La sua cupola si eleva fino a 33 metri (il diametro è di 25 e mezzo), i due minareti arrivano a 65, lo spazio per la preghiera all’interno è di circa 3.000 metri quadrati e può ospitare fino a 4.000 persone; nei livelli inferiori dispone di parcheggi, un caffè, una biblioteca per opere digitali. Nell’architettura e nelle decorazioni (calligrafie, miniature) richiama stili e motivi selgiuchidi, poi del classicismo e del barocco ottomani.
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Adattata a uno spazio adibito a rimessa per autoveicoli, all’esterno è allineata con le direttrici della piazza; all’interno, la nicchia che orienta la preghiera islamica verso la Mecca è invece fuori asse. Contestata da chi vi vede un’imposizione islamista, in realtà completa Taksim – finora priva di luoghi di culto islamico – senza dominarla: appena sotto il monumento alla Guerra d’indipendenza di Piero Canonica, di fronte il centro culturale Atatürk con teatro d’opera, a destra una chiesa greco-ortodossa, appena dietro una chiesa armena. L’insieme sintetizza pluralismo, religioso e culturale.
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