Vi segnalo un mio nuovo articolo su Al-Monitor, dedicato al museo archeologico di Istanbul: un museo potenzialmente fantastico ma dall’approccio ormai superato, che grazie a nuovi allestimenti spero tornerà a catturare l’attenzione dei visitatori anche se non è inserito nel novero delle cosiddette “attrazioni principali”.
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Anzi, nel mio articolo scrivo proprio di questo: di come ha poco più di un decimo dei visitatori del palazzo di Topkapı, anche se sostanzialmente si trova nei suoi giardini. I motivi di questo disinteresse sono vari: da una parte è da tempo parzialmente chiuso e come dicevo l’allestimento non era particolarmente invitante, dall’altra c’è il problema strutturale di come l’archeologia sia in contrasto con l’immagine esotica e orientale con la quale Istanbul viene presentata e venduta.
Aggiungo anche anche che a livello di comunicazione le istituzioni culturali statali turche sono un disastro: e i musei e siti archeologici non dispongono né di ufficio stampa, né di una presenza autonoma sui social networks.
In ogni caso, qui trovate qualche mia foto con la quale cerco di far capire quali sono le caratteristiche salienti del progetto dello studio Boris Micka, per avere delle informazioni dettagliate vi consiglio di leggere direttamente il mio articolo (l’unico – o uno dei pochissimi – apparso sulla stampa internazionale in cui si parla per l’appunto dell’archeologico rinnovato): The Istanbul Archaeological Museums return, piece by piece
Qui sul blog vi riporto qualche passaggio:
[…]
The exhibition spaces have been redesigned in an innovative and more dynamic museographic style. As Micka explained to Al-Monitor, “[The main objective] is to preserve the objects and to educate about them. The objects are standing alone. They’re presenting themselves.”
The museum’s walls have been painted burgundy red, and other areas will be painted gray and green. The Italian lightening designer Ada Bonadei gave prominence to individual artifacts and carefully oriented spotlights to allow materials such as limestone, marble and alabaster to highlight their unique characteristics and differences. Bonadei also used mirrors to emphasize “details and traces of painting you could not see before,” she proudly revealed.
Large commissioned prints by the Spanish artist Javier Hermida provide vivid context to the objects on display. The images are of original paintings by Hermida that have been enlarged and reproduced on scanachrome. They depict such scenes as a procession toward a sacrifice, a hunting and a banquet. In one example of the prints’ use, the statues of a priestess and a lion from the temple of Apollo at Didyma are exhibited twice in the same room, in one instance as objects and in the other as subjects in a Hermida painting. Informative panels provide detailed background in simple, easy-to-understand Turkish and English.
[…]
Nell’articolo però vi racconto anche di come il favoloso masterplan per una completa riorganizzazione – e allargamento – degli spazi espositivi del museo archeologico è stato purtroppo abbandonato. In ogni caso, a oggi è stata completata solo la prima fase del progetto di nuovo allestimento: per il completamento della seconda, bisognerà aspettare almeno giugno 2020.
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