Altro tassello della Istanbul cosmopolita, quella che i turisti – orientati verso “le cose principali” – salvo rare eccezioni purtroppo non vedono (ma prima o poi scriverò un post specifico, per aggiungere un altro itinerario – o magari un quartiere – alla serie): è il museo ebraico del Cinquecentenario che si trova a Galata, ricavato all’interno di una sinagoga in disuso – per mancanza di fedeli – opportunamente restaurata. Da quello che so, è l’unico museo ebraico di Turchia: è stato istituito nel 1992 – e poi aperto nel 2001 – proprio nel 500° anniversario della cacciata degli ebrei (sefarditi) dalla Spagna, che poi si rifugiarono nel ben più accogliente e tollerante Impero ottomano.
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Il piccolo museo offre una rapida panoramica sulla storia sostanzialmente felice degli ebrei di Turchia: attraverso pannelli informativi, oggetti del culto, abiti da cerimonia (e una sedia usata per la circoncisione) nella sezione etnografica. Ovviamente si parla in modo diffuso della famiglia Camondo, la cui storia esaltante e tragica vi ho raccontato in questo post: con massimo rilievo per gli episodi – anche nel XX secolo – di emancipazione politica, economica e culturale (i deputati ebrei al Parlamento, gli scienziati ebrei tedeschi che arrivarono nella Turchia repubblicana per sfuggire alle persecuzioni naziste). Il museo è aperto tutti i giorni tranne il sabato, dalle 10 alle 16 (o alle 14); il biglietto d’ingresso costa 10 lire turche.
Museo ebraico del Cinquecentenario
Perçemli sokak, Karaköy
(dove c’è il sottopassaggio del tram: lato funicolare verso Tünel, dietro il Selanik Pasaji)
Lo splendore orientale mi a sempre affascinato e attratto quell artigianalita che solo loro sanno fare.
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