Ho appena letto il cosiddetto “manifesto” del terrorista/assassino/pazzo – pazzo, perché violentemente disturbato – autore della strage in moschea in Nuova Zelanda. Mi permetto un paio di brevi considerazioni sparse, soprattutto perché viene direttamente tirata in ballo la Turchia.
Innanzitutto, le fonti d’ispirazione di costui sono chiaramente di derivazione para-nazista: la superiorità della razza/cultura europea, il pericolo dell’invasione di chi è diverso. Grosso problema: le sue farneticazioni non sono troppo diverse da quelle – non solo su FB, ma anche in bocca a politici – della galassia leghista/sovranista/populista/fallaciana. Cioè, comune è l’idea che l’islam sia un corpo estraneo capace di distruggere la nostra civiltà. Sono farneticazioni di un ignorantone che rigetta millenni di storia, ricchi di virtuose contaminazioni di ogni tipo: ma per l’appunto, non è il solo – anzi! – ad avere idee del genere.
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Riguardo la Turchia, il suo discorso è molto semplice: i turchi sono invasori in Europa, almeno quelli di religione musulmana; vanno quindi ricacciati al di là del Bosforo (i quartieri asiatici di Istanbul, pensa invece di poterglieli lasciare), mentre Ayasofya va ritrasformata in chiesa e tutte le moschee con relativi minareti distrutti. Ce l’ha anche col presidente Erdoğan: colpevole di essere un “signore della guerra” che occupa terre europee coi suoi “soldati etnici” (a Cipro, forse? non specifica…), di essere il leader di “uno dei più antichi nemici del nostro popolo” come del più grande gruppo islamico in Europa (si riferisce agli immigrati turchi)
Sostiene di non odiare i musulmani, ma solo quelli che invadono le nostre terre (nostre, nel senso di europei). Però odia tutti i convertiti, tutti coloro che abbandonano la loro cultura/razza – “traditori della loro razza” – e passano al nemico.
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Dico: è chiaro che a forza di leggere/ascoltare fesserie di stampo islamofobo – le stesse che qualche giornalista italiano propina ai suoi lettori, riguardo la Turchia (e l’islamizzazione, e le spose bambine, e la politica estera aggressiva, etc etc) – si corre il rischio che qualcuno già esaltato di suo si trasformi in un mostro omicida. L’odio, come dicevo, è matrice comune: tra un leghista islamofobo e il terrorista/assassino pazzo autore della strage in Nuova Zelanda, la differenza è solo di sfumature (parlo di pensieri e non di azioni, eh…).
Cerco di essere più chiaro: quando l’ “altro” viene rappresentato come irriducibilmente diverso (enfatizzando le differenza, tacendo sulle cose in comune), si compie il primo passo per trasformarlo in nemico e bersaglio.
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