Ho mancato l’inaugurazione di sabato causa maltempo, ma ieri mi sono rifatto: e ho dedicato un paio d’ore alla nuova linea della metropolitana di Istanbul – da Yenikapı fino a Taksim, così da allacciarsi alla rete già esistente – e soprattutto al nuovo ponte sul Corno d’oro da Unkapanı ad Azapkapı su cui transita. Dopo il Marmaray, questo ulteriore tassello – ma molti altri ancora sono in fase di realizzazione o comunque sono stati progettati – rende molto più efficace e veloce il sistema dei trasporti di una città sempre più soffocata dal traffico: ogni volta che prendo il metrobüs, incrocio regolarmente degli ingorghi spaventosi! La portata è infatti di 70mila persone all’ora, con transiti piuttosto frequenti.
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Che sia un’opera utilissima (ancorché costosa: oltre 600 milioni di dollari), nessuno lo mette in dubbio: ma negli anni passati è stato il ponte a scatenare polemiche a non finire. Il motivo? Semplice: ha un impatto visuale negativo sulla penisola storica, almeno da alcuni punti di vista; dato che la zona specifica della moschea di Solimano fa parte della Lista del patrimonio dell’umanità, l’Unesco nel corso degli anni – vi risparmio i particolari – ha ingaggiato una battaglia per ridimensionare il progetto: cosa che è in parte avvenuta. Come vedete da queste foto, si tratta di un ponte in cui i cavi di acciaio sorreggono la struttura: da un punto di vista ingegneristico, come spiegato in un rapporto indipendente, una soluzione praticamente obbligata; i piloni e il punto di attacco dei cavi erano però molto più alti: e sono stati portati – dall’architetto Hakan Kıran – a un livello che non sovrasta i minareti di Mimar Sinan (l’architetto di Solimano).
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Il ponte però a me piace ed entusiasma; è una vera e propria attrazione: perché se da una parte rovina la visuale da alcuni punti dall’altra permette di fare foto meravigliose. Funziona su due livelli: un camminamento ininterrotto aperto a tutti, il livello superiore per i viaggiatori della metro che ha la fermata proprio sul ponte (in più, i passaggi da un lato all’altro avvengono tramite passerelle sopraelevate con tanto di piazzola strategica)! Dal lato di Galata, si può perfino vedere – e immortalare – un tratto di mura appartenente alla colonia genovese; e italiana è l’impresa che l’ha costruito – la Astaldi – insieme a un partner turco: alta ingegneria, con l’estremità verso la penisola storica in grado di ruotare per far passare imbarcazioni di grandi dimensioni.
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