Mi è arrivato stamattina un invito per una conferenza alla quale purtroppo non potrò partecipare. Il titolo è in realtà molto invitante, su un tema di cui so molto poco: “The Ottomans in Italy“; è in programma fra un paio di settimane, il 19 ottobre: ma la sede è decisamente fuori mano, l’Aga Khan Museum di Toronto.
Peccato davvero, perché a parlare sarà il professor Walter B. Denny dell’università del Massachusetts ad Amherst: docente di storia dell’arte, uno dei massimi esperti al mondo di tessili e tappeti ottomani (a lui si devono studi, libri e mostre importanti).
Ovviamente sono a conoscenza degli scambi fiorenti tra l’impero Ottomano e gli stati italiani in epoca rinascimentale e barocca, commerciali ed artistici ai massimi livelli: tanto da coinvolgere persino Leonardo e Michelangelo, o Palladio. Però, mi piacerebbe scoprire in cosa consiste “l’impatto duraturo” delle influenze ottomane sulla nostra arte del Rinascimento e del Barocco: il tema specifico dell’intervento di Denny.
Aggiungo che questa conferenza – come in tutti i musei seri – fa parte di un ciclo di conferenze che hanno funzione di approfondimento di una mostra: quella basata sulla collezione privata di Alessandro Bruschettini (imprenditori farmaceutici) – tessuti preziosi, tappeti, ceramiche policrome di Iznik, oggetti intarsiati in metallo, manoscritti e miniature – già esposta a Genova tre anni fa fa nell’iniziativa “Arte Ottomana, 1450 – 1600. Natura e Astrazione: uno sguardo sulla Sublime Porta” (Genova e Istanbul avevano attivato un programma di eventi e scambi culturali, poi abbandonato).