(Ho trovato questo racconto online. Col permesso dell’autrice, ho pensato di trasformarlo in un post sul blog)
Vi racconterò una storia che ha dell’incredibile ma, sul mio onore, vi garantisco che è vera.
Eravamo saliti sul “castello di cotone” di Pamukkale nelle prime ore del pomeriggio. Nonostante il caldo, la salita a piedi nudi nell’acqua era stata assolutamente piacevole e per niente faticosa.
Le formazioni di travertino e calcare presentano una leggera rugosità che impedisce di scivolare.
Non vi sto a descrivere la bellezza del sito, altri l’hanno fatto con foto meravigliose. Io vi racconto altro.
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Saliti in cima al “castello” ci siamo persi nella visita di Hierapolis e, senza rendercene conto, è arrivato il tramonto. Abbiamo pensato alle bellissime fotografie che avremmo potuto fare e ci siamo preparati alla discesa.
Con un po’ di timore, abbiamo notato il gruppo di cani randagi in sosta proprio all’inizio della discesa. Io ancora non avevo il cane e quindi poca confidenza col loro mondo.
Cominciamo a scendere e scopriamo che, a differenza della salita, ora il terreno è scivoloso. Piccole muffe rendono il travertino sdrucciolevole e la rugosità che ci aveva aiutato in salita ora non si percepisce più. Camminiamo a piccoli passi titubanti e la luce dei fari non aiuta molto a discernere il giusto percorso.
Un cane si stacca dal gruppo e comincia a camminare davanti a noi. Si ferma quando noi ci fermiamo, si volta a guardarci e sembra invitarci a seguirlo. In effetti avanza molto lentamente, seguendo quello che lui giudica il tragitto più facile per noi.
Non ci perde d’occhio e se noi rallentiamo o ci fermiamo…lui si siede e aspetta. Quando siamo pronti lui riprende il cammino. Siamo imbarazzati e preoccupati.
Pensiamo che, come randagio, ci seguirà fino al camper; non abbiamo con noi neanche un pezzo di pane per ringraziarlo e, alla fine del percorso dovremmo pure cacciarlo (se pur benevolmente) per fargli capire che non possiamo tenerlo con noi.
Alla fine della lunga discesa, mentre ci infiliamo le scarpe, lui abbaia ad un altro cane randagio che si stava avvicinando e poi, assolto quello che lui riteneva il suo dovere, riprende a salire senza più voltarsi indietro.
Noi ci siamo guardati increduli: non solo aveva capito che eravamo in difficoltà e ci ha aiutati ma ha anche intuito il nostro imbarazzo nel non poterci sdebitare e se n’è andato senza lasciarci il tempo di una carezza.