Nei giorni scorsi ho recuperato un graditissimo regalo che le autorità turche hanno spedito a tutti noi giornalisti: un frammento del Parlamento turco, come sapete bombardato dai golpisti nella notte del 15 luglio 2016.
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Anche se, in effetti, non ho certo bisogno di oggetti per ricordarmi di quella notte insieme tragica ed esaltante vissuta a Istanbul: tra le bombe sonore dei jet e le moschee che invitavano i cittadini a riversarsi in strada. Andrebbe invece tirato in testa – questo pezzettino del parlamento di Ankara – a tutti quei giornalisti che si sono messi a disquisire sulla realtà del golpe, o peggio ancora a tifare per i golpisti che hanno ammazzato oltre 200 persone e a difenderli – col pretesto dei cosiddetti “diritti umani” – dopo il fallimento del loro piano.