Dei pregiudizi di Saviano contro la Turchia – e delle conseguenti scempiaggini che puntualmente scrive sull’argomento – me ne sono dovuto occupare in occasione del golpe del 15 luglio 2016: faceva apertamente il tifo per i golpisti, perché ritiene Erdoğan cattivo (nessun accenno alle 250 vittime, ovviamente…).
Ritorna alla carica, con un articolo per L’Espresso, su uno dei cavalli di battaglia della sinistra movimentista nostrana (meglio: della sinistra in generale): i cosiddetti “curdi”, in realtà l’organizzazione terroristica Pkk (sì, lo so bene che è anche un movimento politico!).
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E cosa scrive stavolta l’oracolo dei benpensanti? Si occupa più specificamente delle operazioni militari della Turchia ad Afrin, liberata dal dominio del ramo siriano del Pkk; utilizza espressioni particolarmente forti, proprie della propaganda più estremista: il “massacro contro i curdi”, addirittura “Erdoğan […] continua indisturbato a sterminare i curdi”.
Quali “massacri”? Quale “sterminio”? Quante persone sono morte ad Afrin? E quante di costoro erano civili veri e propri e non membri dello Ypg? In ogni caso, i curdi sono decine di milioni e sono divisi – oltre che da appartenenza statuale e lingua – in una miriade di gruppi politici; perché è proprio quello che compie attentati terroristici contro i civili turchi a essere spacciato come rappresentativo di tutti? Solo perché di estrema sinistra?
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Ma l’approssimazione fraudolenta di Saviano lascia poi il posto a una mistificazione agghiacciante: perché nell’ultimo e lungo paragrafo parla sì di autentici massacri contro i civili, ma sono quelli di Assad. Capito? Nello stesso articolo, dal titolo “Non disturbate il massacratore” e dal sottotitolo “Nessuno in Occidente alza la voce sulle mattanze di Erdogan. Perché all’Europa serve come alleato per fermare i migranti” (con tanto di foto del presidente turco), vengono accostati massacri inesistenti frutto di sfacciata propaganda a degli efferati e ben provati crimini di guerra.
A quando una risposta per le rime delle autorità turche? E mi chiedo, soprattutto: perché mai Saviano dovrebbe scrivere di Turchia, visto che la conosce per sentito dire?