La sicurezza a Istanbul (commenti – 8)

Continuo a pubblicare testimonianze di chi non si fa spaventare dall’allarmismo mediatico e viene in vacanza in Turchia:

Questa estate ho girato per tre settimane in lungo e in largo con due amiche la Turchia, partendo da Istanbul, passando dalla Cappadocia e risaendo poi il Mar Nero fino al confine della Georgia. Dopo Istanbul e la Cappadocia abbiamo seguito un itinerario abbastanza lontano dai circuiti turistici (incontrati pochissimi turisti occidentali) e spesso ci siamo fermate in piccoli paesi per comprare acqua o mangiare.

Durante queste tre settimane non abbiamo mai avuto la percezione di essere in pericolo né in generale, né in quanto donne, ma nemmeno ci siamo trovate in situazioni di disagio, e non che il nostro abbigliamento fosse particolarmente “morigerato”: io ho indossato quasi sempre bermuda e canotta, la mia abituale tenuta da viaggio. Abbiamo invece notato, quanto più ci allontanavamo dai posti più turistici, una curiosità rispettosa, compiaciuta del fatto che stessimo visitando il loro paese e oserei dire quasi protettiva.

Potrei raccontare decine di momenti che mi hanno molto colpita: dalla vecchietta del villaggio raggiungibile solo dopo una decina di km di strada sterrata che ha preteso di fare conversazione con noi in turco, ai ragazzini del villaggio supercuriosi che hanno mandato avanti a fare conoscenza il più piccolo, dal the offerto prima ancora che chiedessimo cosa volevamo, al ristoratore che ha fatto sloggiare il cliente abituale per darci l’unico tavolo all’aperto, alle innumerevoli volte in cui di fronte alla richiesta di una cocacola zero non ci dicevano di no, ma spedivano qualcuno al supermercato per procurarcela.

La mia impressione è stata che, se ti tieni lontano dai posti dove effettivamente al momento ci sono problemi (la parte al confine con la Siria ed il Kurdistan), nel resto della Turchia non si corrano più rischi che in Europa o Nordamerica.