Il romanticismo dello stato curdo

Masoud_Barzani

(già pubblicato sul mio blog “Cose turche” di Look Out news)

Le brillanti e mediatiche operazioni dei curdi siriani – delle milizie dello Ypg – contro l’Isis, hanno indotto a fantasticare sul possibile emergere di uno stato capace di fondersi con la Regione autonoma curda in Iraq. Per i più sensibili al romanticismo rivoluzionario, questo processo di statualizzazione – “un sogno vecchio un secolo”, nato col trattato di Sèvres del 1920 però mai applicato – sarebbe destinato a estendersi anche alle regioni a maggioranza curda della Turchia.

Persino il romanticismo, tuttavia, è destinato a scontrarsi con la realtà. Senza addentrarci nell’analisi di scenari altamente futuribili e improbabili, riguardo una vera e propria secessione che dalla Turchia verrebbe combattuta con ogni mezzo a disposizione e con brutale determinazione, già oggi il “sogno” sembra svanito ancor prima di realizzarsi. In questo caso l’ostacolo è Masoud Barzani, il presidente della regione curda irachena: che non ha mai visto di buon occhio i curdi siriani affiliati al Pkk turco, né lo stesso Pkk insediato sul proprio territorio, sulle montagne di Qandil al confine con la Turchia. Anzi, proprio in questi giorni il figlio Masrour – presidente del Consiglio di sicurezza – ha chiesto ai guerriglieri marxisti-leninisti di trovarsi un’altra sistemazione.

Al di là di una ben sedimentata incompatibilità ideologica, ai curdi iracheni proprio non è andato giù il comportamento dello Ypg: mentre i peshmerga di Barzani sono accorsi in soccorso di Kobane e si sono poi ritirati, le milizie curde di Siria hanno combattuto per salvare dall’Isis la regione di Sinjar – nell’Iraq curdo, per l’appunto – ma poi non hanno mostrato nessuna intenzione di abbandonarla.

L’errore di certe analisi è però a monte: pensare che gruppi divisi dalla politica, dagli interessi economici e dalla storia, in quanto curdi abbiano necessariamente un’aspirazione statuale comune.

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