L’opera a Istanbul, Süreyya

Ieri sera sono stato all’opera. Sì, anche a Istanbul c’è interesse per il bel canto: una passione nata in epoca ottomana, alla metà dell’ottocento, quando i sultani facevano scrivere le loro marce e i loro inni da musicisti italiani (Giuseppe Donizetti fratello di Gaetano e Callisto Guatelli su tutti) e i teatri di Pera – l’attuale Beyoğlu – ospitavano grandi produzioni italiane e francesi. In effetti, il teatro d’opera istituzionale sarebbe quello dell’Atatürk Kültür Merkezi di piazza Taksim: ma da qualche anno è chiuso per restauri; ne hanno preso il posto il festival estivo nato nel 2010, quando Istanbul è stata capitale europea della cultura (rappresentazioni in luoghi estremamente suggestivi, come il cortile del palazzo imperiale di Topkapı), e il piccolo teatro “Süreyya” a Kadıköy – sulla sponda anatolica, non lontano da dove abito – dove sono stato ieri sera.

L’occasione era speciale: “La Traviata” per l’anno verdiano (si celebra quest’anno il 200° anniversario della nascita), un evento organizzato dall’Istituto italiano di cultura di Istanbul. Lo spettacolo, però, non è stato all’altezza: la messa in scena penosa, un’ambientazione anni ’20 con momenti sadomaso; Violetta dignitosa, ma non del tutto coinvolgente; Alfredo disastroso, protagonista di un vibrato fastidioso ed esagerato fin dalla prima nota (per disintossicarmi sto ascoltando una Traviata al Met di New York del 1981, con Placido Domingo e Ileana Cotrubaş sotto la direzione di James Levine); suo padre Giorgio decisamente più giovane. Salvo solo l’orchestra: e di certo non quella parte del pubblico convinta che si debba applaudire a scena aperta dopo ogni aria!

Il teatro è piccolino, non credo contenga più di 500 posti: è stato costruito negli anni ’20 e utilizzato però dall’inizio come cinema e non per l’opera. Si trova a poche decine di metri dal mercato di Kadıköy, lungo la via dello shopping Bahariye Caddesi (dove passa il tram nostalgico): e l’edificio naturalmente spicca per uno stile art nouveau direttamente ispirato al teatro degli Champs-Elysées di Parigi, anche se di certo non regge il confronto col suo elegantissimo sfarzo (c’andai per un’ “Ariodante” di Handel, qualche anno fa: spettacolo sublime); mi hanno detto che al secondo piano c’è una grande sala da ballo: in passato utilizzata per ospitare matrimoni.

Solo nel 2007, dopo lavori di restauro e ammodernamento (buca per l’orchestra, camerini per i cantanti che prima non c’erano), ha finalmente aperto nella versione originariamente prevista; il palcoscenico è striminzito e opere come Aida non possono essere rappresentate: ma il calendario è molto ricco e spazia dai classici alla contemporaneità, dalla musica strumentale al balleto. In più, visto che il teatro è gestito direttamente dalla municipalità di Kadıköy, i prezzi sono solitamente molto contenuti. Un ultimo consiglio: per rifocillarsi velocemente, prima o dopo gli spettacoli, praticamente di fronte c’è il Kadıköy Saray muhallebicileri, locale storico aperto nel 1954 che serve pasti completi e fantastici dessert.

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