Più volte sul blog ho parlato di come in Italia gli ambienti di estrema sinistra, ancora sensibili al mito della rivoluzione, continuino a sostenere la lotta armata del Pkk.
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Ci sono politici che vengono a dare il loro sostegno a pugno chiuso, sindaci che offrono al leader dell’organizzazione Öcalan (all’ergastolo) la cittadinanza onoraria, turisti che si conquistano il rimpatrio a causa delle loro attività di propaganda sui social networks, sciagurati che finiscono a combattere in Siria.
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Il dramma è che questi ultimi, invece di finire sotto inchiesta scrivo libri e finiscono addirittura a parlare della loro esperienza nelle scuole: con incomprensibile esaltazione della violenza a mano armata – per di più, in nome di ideologie che hanno seminato nel mondo morte e macerie – alla presenza degli studenti.
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Qualcosa però sembra essere cambiato: e un estremista sardo che risponde al nome di Pierluigi Caria, pronto a rinnovare la sua esperienza di combattente rivoluzionario in Siria, è finalmente finito nel mirino della Digos insieme ad altri suoi due sodali. Speriamo sia solo l’inizio: e che l’apologia di un’organizzazione terroristica – o addirittura il sostegno armato – venga duramente e formalmente combattuta.