Tim Landis è un fotografo americano specializzato in viaggi, a quanto pare molto famoso sui social networks. Ha da poco realizzato un progetto per la Turchia, con alcuni video realizzati – insieme alla sua famigliola – a Izmir, Efeso, Daylan e in Cappadocia. Un progetto in tutto e per tutto simile a quello della Lonely Planet di cui ho parlato l’altro giorno.
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Ora, io non posso che apprezzare questo attivismo, queste iniziative che possono sicuramente essere utili a rilanciare il turismo in Turchia dopo due anni di crisi – le ragioni: terrorismo e colpo di Stato – seguiti però da un 2017 di incoraggiante ripresa.
Tuttavia, non posso evitare un paio di considerazioni critiche. La prima, è questi progetti che danno un’immagine da cartolina della Turchia non servono però a combattere i pregiudizi anti-turchi e la disinformazione islamofoba che furoreggia sui media generalisti. Serve una strategia diversa, per rassicurare chi teme attentati e rapimenti o la cosiddetta “islamizzazione”.
Inoltre, l’immagine che traspare è quella di una Turchia idilliaca, ma povera e ancora arretrata. Una Turchia accogliente e autentica, direbbero altri; e dopotutto, ci si rivolge al turismo di massa, per definizione banale e superficiale. Mi chiedo: perché invece non spostare il target, mostrando contemporaneamente i servizi – hotel, ristorazione – di qualità, persino di lusso? Il design, le creazioni artistiche? Affidandosi magari a persone che la Turchia la vivono e la conoscono in profondità.