Turchia, alleato o nemico per l’Europa?

Turchia

Ho parlato vari mesi fa (fine 2020) di un sondaggio in Italia, nel post “La Turchia è ormai una minaccia, per gli Italiani“; secondo il campione interpellato, la Turchia rappresenta la più grande minaccia per la pace mondiale: meno di Cina e Corea del Nord ma allo stesso livello dell’Iran.

Personalmente non sono un grande fan dei sondaggi, ma riconosco che possono offrire una buona approssimazione di come l’opinione pubblica percepisce qualcosa.

Del resto, è personalmente quanto mi aspettavo: dopo un decennio di martellamento mediatico – a colpi di fake news e manipolazioni – su “islamizzazione”, “autoritarismo”, “invasioni”, “bombardamenti di curdi”, “aggressioni contro la Grecia”, “genocidio degli Armeni”, chi si affida ai mezzi di comunicazione di massa che idea può farsene, della Turchia?

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Ulteriore conferma di questa avvenuta demonizzazione è un sondaggio stavolta su scala continentale, commissionato dallo European Council on Foreign Relations in 12 Paesi europei (tra cui ovviamente il nostro). Il tema generale del sondaggio è la percezione che i suoi cittadini hanno dell’Ue, compresi il suo posto nel mondo e di conseguenza i suoi rapporti con altri Stati.

Ed è quest’ultimo aspetto che a noi interessa, oggetto di una domanda specifica. Le risposte possibili, a come gli intervistati considerano il Paese X: un alleato, un partner necessario, un rivale, un avversario (ma nel senso in effetti di nemico: “un Paese col quale siamo in conflitto”).

Bene: tra Usa, Cina, Russia e altri (ma mancano Iran e Corea), qual è il Paese che gli europei considerano avversario/nemico con la più alta percentuale? Sì, avete indovinato: la Turchia! Il 26% la considera avversaria/nemica (il dato di gran lunga più alto in questa categoria), il 15% rivale, il 25% partner necessaria, il 30% non sa.

Quanti la considerano un’alleata? Appena il 4%, il dato più basso in assoluto: più basso di quello relativo alla Russia (7%) e addirittura di quello relativo alla Cina (5%). Cioè, la Turchia è un alleato dell’Europa da 70 anni nella Nato: eppure è considerata un alleato solo dal 4% degli europei. Il 26% la considerano un’alleata/nemica.

Non posso ripetere quello che ho scritto nel mio vecchio post e che ho replicato qui sopra: la demonizzazione continua della Turchia e del suo presidente Erdoğan è la causa principale di questo risultato folle. Posso accettare davvero tutto, ma non che oggettivamente la Turchia rappresenti una minaccia più che la Cina o la Russia: la differenza tra realtà e percezione, oltre che da atavici pregiudizi, può essere spiegata solo in virtù di come viene presentata sulla stampa, in tv, sui social networks.

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9 Risposte a “Turchia, alleato o nemico per l’Europa?”

  1. Più che altro, può essere visto come un sondaggio su quanto stia antipatico Erdogan e su quanto sia mal visto… Poi, secondo me, la questione Aya Sofya ha dato il colpo di grazia.

    1. Beh, sì: la demonizzazione della Turchia passa per la demonizzazione di Erdoğan. in ogni caso, il punto è che questa percezione negativa – creata dai media – ha definitivamente preso il sopravvento sulla realtà.

  2. Su alcune cose sono d’accordo (ad esempio, il sedia gate è insensato, e anche nove decimi di quello che si dice sulla questione curda), su altre più che di demonizzazione parlerei di conseguenze inevitabili. Che sarebbe successo se Macron avesse avuto la presunzione di dire la sua sulle modalità di come la Turchia tratta le minoranze religiose? Giustamente gli sarebbe stato risposto di farsi gli affari propri. E, tornando all’esempio di prima: hai fatto tornare moschea Aya Sofya (e la Kariye) per esigenze di popolarità interna facendo leva sul sentimento religioso. OK. Però non puoi sorprendenti se gli altri non gradiscono, e reagiscono di conseguenza.

    1. riguardo Aya Sofya e Kariye, sinceramente non condivido le critiche. a leggere i soliti noti, sembra che delle chiese – chiese funzionanti, o anche abbandonate – siano state trasformate in moschea, che un qualche “diritto” dei cristiani sia stato violato; in realtà, Hagia Sophia e Chora sono state chiese fino al XV e XVI secolo: e hanno funzionato come moschee per svariati secoli. se non si parte da questo presupposto, si finisce con il fare parecchia confusione (che, in effetti, considero però voluta: la demonizzazione di cui parlavamo prima…)

  3. Però nella questione c’è più di questo, per me. Aya Sofya e Kariye sono simboli: Erdogan lo sa benissimo, ed è per questo che le ha fatte tornar moschee… per far contenta una parte del proprio elettorato. Altrimenti sarebbero rimaste musei. Ma sono simboli anche per altri, sia religiosi che politici, e questi altri, semplicemente, non sono stati contenti. Non si può avere botte piena e moglie ubriaca: secondo me Erdogan era pienamente cosciente che avrebbe fatto immediatamente infuriare gli ortodossi (alla fine, se per 500 anni Aya Sofya ha servito da moschea, per 1000 da chiesa, e questo non lo puoi cancellare) e fatto preoccupare quelli che temono un lento smantellamento della laicità della Turchia. Ma ha deciso che il gioco ne valesse la candela. I simboli contano.

    1. in realtà, per il movimento islamico turco il fatto che ad Ayasofya (Kariye è un discorso diverso: il vero simbolo è Ayasofya) non si potesse pregare era la manifestazione di una volontà di sopraffazione e di discriminazione: dopotutto, la conversione da spazio sacro a spazio turistico era stata voluta senza interpellare nessuno, da parte di un regime che ha imposto la cosiddetta “laicità” (in realtà, il laicismo). il ripristino del suo uso come moschea è per loro una forma di “risarcimento” rispetto a quanto subito in precedenza.

      in ogni caso, per me smantellare il laicismo dello stato turco è un fatto positivo: ma proprio perché è stato fino a 2 decenni fa laicista e NON laico (altrimenti, se cioè fosse stato “laico”, nessuno avrebbe subito discriminazioni: pensa solo alla questione cruciale del cosiddetto “velo”)

  4. Ma certo che per il movimento islamico turco è stato una sorta di risarcimento… per gli ortodossi, però, è stato un ulteriore addebito dopo 500 anni di occupazione bruciante e non desiderata di un edificio che al suo interno ha ancora immagini di Gesù e della Madonna… E non lo si può negare, la pensano così. Per quando riguarda il laicismo/laicità, è una questione complessa… Anche qui, Aya Sofya museo, neutrale, era il simbolo di una Turchia nuova. Di nuovo moschea, ha fatto temere il ritorno di quella vecchia. Il velo, uguale. Insieme ad altre cose, ecco il 26% di ostilità. Ma insisto, secondo me Erdogan lo sapeva benissimo. Non poteva pensare che queste iniziative sarebbero state bene accolte.

    1. perdonami: questa è la visione dall’esterno, basata su di una lettera manichea – “laici” buoni, musulmani praticanti cattivi – della realtà. la Turchia “nuova” era in realtà uno stato autoritario e per alcuni versi totalitario, in cui sono stati imposti comportamenti collettivi a suon di leggi e di impiccagioni, dove le chiese armene venivano fatte saltare per aria con la dinamite, dove anche i greco-ortodossi erano considerati stranieri e potenzaili traditori (nel 1955, c’è stato un progrom con saccheggi, qualche linciaggio e stupro, perfino circoncisioni a sacerdoti): quella “vecchia”, era molto più aperta e tollerante: e il suo ritorno – almeno in parte è un fatto positivo, non negativo…

  5. Vero anche questo, in parte. Però non si può negare che sia stata la “cura da cavallo” che la Turchia ha fatto negli ultimi cento anni a renderla sensibilmente diversa da un qualsiasi altro paese mediorientale. E sull’idealizzazione dell’epoca ottomana avrei le mie riserve. Era comunque un sistema (dall’immenso fascino) che istituzionalizzava l’inferiorità di una parte rilevantissima della popolazione che non vide l’ora di ribellarsi e approfittare di un qualsiasi accenno di debolezza. Quando Istanbul venne occupata alla fine della I Guerra Mondiale gli ortodossi della città esultarono, dopo 500 anni. Ma il discorso sarebbe molto più complesso… Ad esempio grande errore, per me, l’ingerenza negli affari interni della Francia. In ogni caso, non sono stupito, purtroppo, dai risultati del sondaggio. È veramente un paese che mi piace molto.

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