Ho trovato questo testo, scritto da una residente di Istanbul, con delle riflessioni interessanti – da me ovviamente condivise – sull’ondata di allarmismo scatenata dai media italiani dopo l’attentato di ieri; lo pubblico sul blog col suo permesso:
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E ci risiamo. Mi feriscono e mi fanno incazzare i pregiudizi che certi italiani hanno sulla Turchia e su Istanbul. Da come ne parlano sembra che qui noi (noi stranieri e per la precisione noi “non musulmani”) viviamo in un clima perenne di terrore (esplosioni ad ogni angolo di strada, palazzi che crollano e provocano migliaia di morti, coprifuoco, poliziotti turchi che ti arrestano se respiri, pericolo di terroristi se vai al supermercato!), che le donne siano tutte costrette a mettersi il burqa (e non sanno che qui al massimo qualche turca si mette il “fazzoletto”, quello che le nostre nonnine mettono anche in Italia quando vanno in chiesa, solo che qui il “fazzoletto” non è nero ma ha colori vivaci e il più delle volte è abbinato perfettamente al resto dell’abbigliamento), e che se continui a vivere in questa città non è perché vuoi, perché ti piace, perché la senti casa tua, ma perché o sei fidanzata con un turco (oooh poverina, chissà che brutta vita che fa!) o non ti lasciano uscire dal Paese e sei costretta a rimanerci… e se parli ti torturano a ferro e fuoco.
Ma fatela finita. E mi raccomando: niente vacanze in Turchia, potrebbero rapirvi, arrestarvi, uccidervi, torturarvi e togliervi lo scalpo.
Ti ghà rason meglio LA GRECIA o LA CIPRO GRECA che la turchia dei turcheti!
Bouleghin
Viva il biancheto abaso il turcheto