La Turchia e i turisti italiani, repliche turche

Turchiaturismo2016

Pochi giorni fa ho dedicato due post al problema del drastico calo delle presenze turistiche italiane in Turchia – meno 30% nel 2015 – e alla risposta a mio avviso inadeguata da parte delle autorità turche.

Ho scritto, commentando il comunicato stampa dell’Ufficio Cultura e informazione sulla partecipazione della Turchia alla Borsa internazionale del turismo di Milano (Bit), in programma nei prossimi giorni:

Vengono citati i numeri diffusi dal ministero competente nei giorni scorsi, riguardo l’afflusso di turisti nel 2015 […]. “Si tratta di un calo minimo“, sostengono i colleghi riferendosi alle cifre complessive. Beh, su questo hanno ragione: perché però non danno anche il dettaglio italiano, che ha visto una riduzione di cerca il 30%, da 640.595 a 467.470? Non lo fanno e di conseguenza prendono una cantonata; infatti, precisano che il “calo minimo” di cui sopra è tale “rispetto all’allarmismo che viene riportato dai media italiani“. Ennò, il calo non è affatto minimo: ed è invece cospicuo – il 30% circa – proprio a causa dell’ingiustificato allarmismo e dalla disinformazione sulla Turchia in cui eccelgono i media italiani.

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Hanno così replicato oggi, per email [enfasi mia]:

Per quanto riguarda infine l’omissione del negativo dato italiano nel nostro ultimo comunicato stampa, La informiamo che si è trattata di una precisa scelta strategica. L’allarmismo dei media italiani sul crollo del settore turistico in Turchia è più che mai dilagante, ma se ne parla soprattutto a livello internazionale (lo affermiamo perché abbiamo un’ampia panoramica sulla rassegna stampa).

E ancora [enfasi sempre mia]:

Lei fa il giornalista e ha il pieno diritto di scrivere ciò che vuole, ma noi facciamo comunicazione istituzionale e, che sia essa politica, culturale, turistica, economica, si fa – sempre e comunque – in positivo.

Mah, la loro sarà anche stata una scelta strategica e sarà anche vero che la comunicazione istituzionale “si fa – sempre e comunque – in positivo” (vabbè, poi si può anche discutere su cosa s’intende per “positivo”), ma i fatti a me sembrano incontrovertibili: nel 2015 c’è stato un calo drastico delle presenze turistiche italiane in Turchia. Poi sono loro che hanno parlato dell’allarmismo “che viene riportato dai media italiani”: e se ci si riferisce ai media italiani, il dato corrispondente non è il dato complessivo che ha segnato un calo minimo di circa l’1% – i media italiani influenzano i potenziali turisti italiani, mica anche quelli del resto del mondo! – ma per l’appunto quello italiano per cui si è riscontrato un calo drastico e non minimo (dato che, per motivi istituzionali, è stato strategicamente tralasciato).

Insomma, io non vorrei infierire: ma più che comunicazione positiva a me questa sembra comunicazione fuorviante.

Altro passaggio importante della loro replica è quello in cui mi enumerano le varie iniziative di comunicazione e di carattere culturale messe in campo nel 2015. Sì, certo: fanno ottime cose; però, per me contano non le buone intenzioni ma i risultati: e i risultati, per l’appunto, totalizzano per il 2015 un umiliante – 30%.

Visto che il calo è stato dell’1% circa su scala mondiale e del 30% in Italia, come spiegarlo? La mia personale analisi già la conoscete: allarmismo ingiustificato, disinformazione che circola liberamente (mi riferico a quella di natura politica, sul governo e sull’islam). E per l’appunto mi chiedo: non è forse il caso di mobilitarsi in modo diverso? Non serve magari una strategia più incisiva? Non è magari il caso di sfruttare canali alternativi, di approntare un piano di comunicazione condiviso – al di là di quella di argomento cultural-turistico: non è assolutamente quello il problema – per contrastare la disinformazione, di valorizzare le risorse esistenti? 

Provo a spiegarmi meglio: le campagne di comunicazione e gli eventi culturali vanno bene (anche se io avrei idee diverse, meno “istituzionali”), il problema che va invece affrontato in modo diverso è la disinformazione intrisa di pregiudizi e ostilità ch domina quotidiani e tv (a scanso di equivoci: NON ce l’ho con il personale dell’ambasciata di Roma, ma molto più in generale col governo turco che il problema lo sta stupidamente sottovalutando).

Su cosa fare, io e alcuni amici abbiamo cominciato a discutere su alcune possibili azioni per le quali impegnarci in prima persona: ma ve ne parlerò più in là…

2 Risposte a “La Turchia e i turisti italiani, repliche turche”

  1. Che dire .vivo a Istanbul e la frequento ormai da anni. Mi ritrovo a difendermi dalle accuse e dai pregiudizi di gente e amici che reputo culturalmente evoluti e non riesco a spiegare gli attacchi continui e ingiustificati dei media che hanno portato la maggior parte del popolo italiano a ritenere la Turchiasia un paese islamico estremista dove vige la violenza e la censura e dove le donne non hanno alcun diritto. Non passa giorno in cui cerco di tranquillizzare quei poveri eroi turisti che sfidano la guerra per visitare Istanbul o la Turchia .

    1. sei un caso raro: purtroppo anche molti “italiani di Istanbul” contribuiscono non poco a creare disinformazione, per motivi politico-ideologici (l’odio per l’islam, essenzialmente…)

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