Il presidente vuole approfittare del golpe fallito per imporre il velo islamico a tutte le donne turche. E’ quello che lascia credere un delirante reportage su Repubblica, in cui la Turchia – ancora una volta – viene presentata attraverso il prisma deformante dell’ideologia: c’è da scegliere solo tra il nero dell’islam cattivo e il bianco e buono di tutto ciò che è “occidentale”.
Mi hanno detto che la notizia è stata ripresa da rainews24, sui social network è ormai è un delirio. C’è chi mi chiede se anche le sue amiche cristiane di Istanbul saranno costrette a “velarsi”, chi reduce da un recente viaggio sostiene che nella parte asiatica di Istanbul non ha visto “una sola donna senza il velo“ (magari è stato nella “parte araba” 😉 ). Un’amica ha invece già replicato: “vogliono far credere che Istanbul è come Raqqa“.
Ovviamente non c’è nulla di vero, invece come al solito si gioca sulle paure recondite verso l’islam: si solleticano i sentimenti islamofobi per far avanzare la propria agenda politica contro il governo.
Ripeto: non c’è NESSUNA intenzione, NESSUN progetto per imporre il “velo” a chicchessia. Questo non è giornalismo, è manipolazione dell’opinione pubblica in palese malafede!
Quindi sarebbero false anche le testimonianze di esponenti di associazioni femministe? Senza contare le preoccupazioni di Human rights watch? Sono completamete d’accordo sul fatto di restare cauti e non cadere nelle trappole dell’approssimazione ma è necessario restare vigilanti e non sottostimare una regressione dei diritti delle donne che include ahimè! anche l’Europa.
Per quanto sia corretto prendere per le pinze notizie riportate sui giornali, e per quanto mi piacerebbe potermi fidare ciecamente della parola dell’autore del blog, mi chiedo come può affermare con tanta certezza quello di cui afferma senza riportare fonti (ufficiali o meno) che diano un minimo di credibilità al tutto, come d’altra parte dovrebbe fare ogni buon giornalista
ma secondo te possono esistere fonti ufficiali su qualcosa che NON esiste? l’articolo, in effetti, NON sostiene che ci siano progetti del genere: lo fa credere in modo subdolo, insinua il dubbio attraverso esempi ben studiati
Fabiana ha ragione. Cauti ma vigili e aperti mentalmente. Questo vuol dire cercare ed ascoltare.
non ė semplice ed è faticoso.
L’articolo di Marco Ansaldo era un po’ troppo romanzato sulle orme di Kapuściński e un po’ forzato voleva forse sottolinea la spaccatura nella società Turca.
Spero solo che Erdogan non si lasci prendere la mano, nelle ultime elezioni il paese lo ha votato in maniera massiccia…
Visto che sei (ti do del tu perchè ci siamo incontrati a Istanbul) lì perchè non provare a fare informazione? Non solo opinioni. Sentire gli insegnanti, i giudici, la gente per le strade. Non sarebbe meglio che evidenziare solo la superficialità e le manipolazioni della stampa estera? Lo so è faticoso ma a volte necessario.
Legga anche questo: anche qui non c’è scritto che si vuole obbligare nessuno, ma che si respira un’aria per cui si ritiene sia meglio indossarlo…..
http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-grande-paura-delle-turche-laichela-legge-islamica-sempre-piu-vicina/
non è vero, è una scemenza: nelle strade di Istanbul continua a esserci PIENISSIMA libertà di vestirsi come pare e piace
ma cosa vuol dire “si respira un ‘aria”? dove sono i FATTI, i RISCONTRI? il gioco è semplice:csi intervistano gli oppositori politici/ideologici, si accettano DEL TUTTO ACRITICAMENTE i loro punti di vista, NON si offrono punti di vista alternativi… e chi legge è indotto a pensare che sta per arrivare l’Apocalisse.
In Turchia ci si veste ognuno come gli pare io ci vado da più di 25 anni e lo posso testimoniare al contrario di molti che non sanno neppure dove è situata geograficamente.
il problema è che ci sono invece giornalisti – che si occupano di Turchia da 25 anni e oggi ci vivono – che scrivono queste scemenze!