Pena di morte e carceri giapponesi

Non sono mai stata arrestata e non conosco personalmente gente che ha provato tale esperienza, quindi, ciò che sto per raccontarvi adesso, è un insieme di informazioni che ho raccolto dopo aver letto libri e riviste sulla legislazione giapponese e dopo aver parlato con i miei insegnanti e i miei amici che vivono a Tōkyō. Non mi sembra il caso di tediarvi parlandovi dell’ordinamento giudiziario penale nipponico, anche perché un solo post non basterebbe, ma credo sia interessante farvi sapere che in Giappone vige ancora la pena di morte che è prevista dalla Legge di Procedura Penale e dal Codice Penale per 13 reati ma che, in pratica, viene applicata solo per l’omicidio (in genere omicidi di massa). Il governo giapponese mantiene la massima riservatezza sulle esecuzioni: non solo evita di diffondere informazioni sui detenuti, ma si preoccupa di avvisare i condannati solamente il giorno in cui devono morire. Effetto sorpresa insomma. Avvocati e familiari vengono informati dopo l’esecuzione, l’ultimo saluto a quanto pare non è contemplato. In Giappone non ci sono sedie elettriche o iniezioni letali, i condannati a morte vengono mandati alla forca: incappucciati e bendati, vengono messi con un cappio al collo sopra una botola che poi viene aperta all’improvviso su una fossa profonda quattro metri.

Le impiccagioni di solito avvengono durante l’estate o nei periodi in cui il Parlamento è in vacanza, schivando così le discussioni parlamentari. Nel 2012 sono state giustiziate 7 persone (tre a marzo, due ad agosto e due a settembre) e l’anno si è chiuso con 133 detenuti nel “braccio della morte”. Per quanto riguarda invece la vita in prigione in generale (non solo per i condannati a morte), penso che il Giappone superi tutti gli altri Paesi in quanto a restrizioni e intransigenza. Gran parte delle celle sono completamente chiuse (non ci sono quindi grate che potrebbero permettere al detenuto di sbirciare fuori di tanto in tanto), corredate di futon, tavolino e bagno alla turca; i detenuti non possono parlare a meno che non vengano fatte loro delle domande, il contatto visivo prolungato con le guardie può provocare severe punizioni, anche corporali, e le razioni giornaliere di cibo sono minime. Se i carcerati si trovano all’interno della cella non possono dormire e tantomeno sdraiarsi, e durante il giorno lavorano producendo vestiti, oggetti di elettronica e talvolta automobili. In prigione le regole e i trattamenti sono uguali per tutti, indipendentemente dal reato commesso.

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Una risposta a “Pena di morte e carceri giapponesi”

  1. Più conosco il Giappone,meno desidero che esista una società come quella di questo paese,tanto ordinato perchè i diritti dei più deboli vengono calpestati.
    Basta sforare e via,si viene puniti…sembra non importi poi se si é in difetto di mente o meno.
    L’ isola felice dei forcaioli e dei sani e precisi,che nulla vada al di fuori della legge costituita,per carità!
    C’ è gente,in Italia,che andrebbe a vivere in quell’ inferno per i diversi e i difettati…ci si recassero,a quel paese.

    P.S.
    Lo studio della cultura giapponese ,chiaramente,é un’ altra cosa,purchè nel dedicarsi ad essa non si dimentichi quanta sofferenza é nascosta dietro a quell’ ordine,quanto fascista é quella società e via discorrendo.

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