Le regole della City

Lavorare nella City vuol dire adattarsi ad alcune consuetudini che, pur non essendo vere e proprie regole, sono ben accettate da tutti. Una di queste riguarda l’abbigliamento. Oggi non esiste più l’impiegato che si reca al lavoro con la bombetta, borsa, impermeabile e ombrello (stereotipo dell’inglese anni Cinquanta). Gli uomini, tuttavia, devono vestire l’abito intero: meglio se di colore scuro o gessato. In compenso possono sbizzarrirsi nella scelte delle camicie, a righe grosse o piccole, rosse o verdi, gialle a quadretti o nere a tinta unita. Lo stesso vale per la scelta della cravatta che rappresenta l’unico modo di esprimere la propria personalità. Lo spezzato viene giudicato fuori luogo, le scarpe marroni disdicevoli.

Le donne devono vestire in tailleur; i pantaloni se proprio non possono essere evitati devono essere di fattura classica: l’unica forma alternativa accettata è il naked style.

Un’altra consuetudine curiosa: se durante il giorno ci si deve spostare da un edificio all’altro, impermeabile, cappotto e ombrello rimangono appesi agli attaccapanni. La City viene infatti considerata un enorme edificio, le cui strade sono corridoi (per girare in un corridoio voi indossate il cappotto?). Che faccia freddo, che ci sia il sole o la pioggia, poco importa; nel Miglio Quadrato il raffreddore viene ignorato!

Per chi lavora nella City il Tempo è Denaro. Così, ogni momento della giornata deve essere dedicato al lavoro. La pausa per il pranzo si è trasformata in power lunch: businessman, finanzieri, banchieri, fra una portata e l’altra, discutono e prendono importanti decisioni di lavoro. Non solo, sta diventando sempre più comune il working breakfast, la prima colazione di lavoro, giusto inizio per programmare una giornata intensa e piena di impegni.

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