Filippo Tedici, il traditore di Pistoia che vendette la città ai lucchesi

Passeggiando per le strade della città di Pistoia e sollevando lo sguardo si notano sulle facciate di alcune chiese e palazzi delle curiose sculture che raffigurano teste umane.

Una delle più interessanti è quella che compare sul pilastro destro del portale maggiore dell’antica pieve di Sant’Andrea, magnifico esempio di romanico pistoiese, che raffigura il più nefasto traditore di Pistoia, Filippo Tedici.

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Ma chi era Filippo Tedici?

La sua storia si lega a quella della città di Pistoia nel XIV secolo, infatti Filippo Tedici altri non era se non il nipote di Ormanno Tedici, Capitano del Popolo e Signore di Pistoia dal 1322 al 1324.

Ormanno Tedici, ricco e rinomato abate benedettino, si distinse in città durante il periodo della guerra contro Castruccio Castracani, Signore di Lucca.

Egli, che faceva parte del cosiddetto “partito della tregua”, promosse una politica di tipo moderato. Infatti, fu colui che assunse il ruolo di mediatore tra le due città litiganti di Pistoia e Lucca, e questa sua posizione gli permise di ottenere l’appoggio dei pistoiesi che lo nominarono Capitano del popolo nel 1322.

Il fiero condottiero Castruccio Castracani, dopo anni di razzie, accettò la tregua proposta dal Tedici che venne quindi nominato Signore di Pistoia.

Durante gli anni del suo potere, il Tedici assicurò ai territori pistoiesi un periodo di pace e prosperità, tenendo testa alle due grandi potenze di Lucca e Firenze e schierandosi all’occorrenza con l’una o con l’altra. Quando Firenze si accinse a conquistare Carmignano, chiese aiuto ai lucchesi, mentre quando Lucca si interessò ai territori della Lima, chiamò in soccorso i fiorentini.

La politica dell’abate Ormanno non fu mai dispotica ed egli fu molto amato dai pistoiesi. Tuttavia il suo mandato durò solo fino al 1324 quando fu spodestato dal nipote Filippo Tedici, che vendette la città di Pistoia ai lucchesi in cambio di 10.000 fiorini d’oro, del vicariato della città e della mano della figlia di Castruccio Castracani, Dialta.

Tre anni più tardi, dopo la morte del condottiero Castruccio, Filippo Tedici fu esiliato dalla città, ma non si dette per vinto e tentò una congiura contro i Guelfi che comandavano la città di Pistoia.

ll  suo piano non andò a buon fine e fu costretto a scappare ancora una volta e a rifugiarsi a Popiglio, sulla montagna pistoiese, dove venne raggiunto e decapitato nei pressi del ponte detto di Castruccio ( il ponte fu costruito da Castruccio Castracani sul fiume Lima che segnava il confine tra Lucca e Pistoia).

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La testa di Filippo Tedici fu portata in trionfo in città, fu scolpita e posta sulla facciata della chiesa di Sant’Andrea per ricordare a tutti i pistoiesi la sorte alla quale sarebbero stati destinati i futuri traditori. Secondo la tradizione la testa scolpita del Tedici è annerita perché, in segno di sdegno, vi venivano spente le torce prima di entrare in Chiesa.

Un’altra curiosa testa scolpita in marmo nero si trova sulla facciata del Palazzo Comunale in Piazza del Duomo ed è sormonatta da un braccio che impugna una mazza ferrata.

Secondo la tradizione popolare anch’essa rappresenta l’effige del traditore Filippo Tedici, ma il colore nero del basalto e i caratteri somatici della scultura ci inducono a pensare che si tratti di un altro personaggio.

Più precisamente si tratterebbe di Musetto II re di Maiorca che fu sconfitto dal pistoiese Grandone de’ Ghisilieri, capitano della Repubblica pisana, nella guerra per la conquista delle Baleari (1113-1115).

La mazza qui raffigurata sarebbe la stessa usata da Grandone in battaglia che fu consegnata a Pistoia dai lucchesi nel 1352, dopo che l’avevano predata ai pisani.

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