Ho trascorso 29 giorni di villeggiatura a Tenerife, 23 dei quali a Los Cristianos e 6 a Puerto de la Cruz e quando sono salita a bordo dell’aereo che mi ha riportato a casa, alla fine della vacanza, non sono riuscita a trattenere le lacrime.
Lacrime di tristezza, ma anche di rabbia. Al punto da arrivare a valutare la possibilità di trasferirmi.
Ho 38 anni e il destino – o chi per lui – mi ha relegato sin da bambina su una sedia a rotelle, una condizione alla quale credo non ci si possa abituare mai del tutto, ma alla quale inevitabilmente ho dovuto adattarmi. Vivo in un capoluogo di regione del centro Italia che preferisco non specificare, per non alimentare polemiche, per sentirmi più libera di esprimere giudizi, ma soprattutto perché sono convinta che la situazione sarebbe simile ovunque nel nostro paese.
Il mese trascorso a Tenerife mi ha fatto riflettere profondamente sull’arretratezza dell’Italia e sulla diffusa inciviltà accettata con normalità e indifferenza. Ho provato una forte rabbia nel confrontare la realtà spagnola, dove tra l’altro i cittadini pagano la metà delle tasse rispetto all’Italia, e tutto funziona notevolmente meglio.
Italia, tra barriere architettoniche e inciviltà
Nella mia città, uscire di casa da sola è un’impresa impossibile. È una realtà alla quale mi sono rassegnata da tempo, dopo essermi trovata in difficoltà in più occasioni. Ormai, l’idea di uscire da sola non mi passa neanche per la mente, e ho imparato ad accettare di trascorrere gran parte del mio tempo confinata in casa, privandomi di momenti preziosi all’aria aperta. Per riuscire ad uscire, devo necessariamente avere un familiare o un amico che mi accompagni, con tutte le limitazioni che questo comporta.
Per una persona in carrozzina, uscire di casa significa affrontare un vero e proprio percorso ad ostacoli, con sfide che vanno dall’architettura urbana inaccessibile alle barriere create dall’inciviltà delle persone. Le barriere sono molteplici: da quelle architettoniche, il cui design urbano non ha minimamente considerato le esigenze dei disabili, a quelle dovute alla mancanza di educazione e rispetto civico. Trovarsi davanti a automobili parcheggiate sulle strisce pedonali, sui marciapiedi o di fronte alle rampe per disabili è all’ordine del giorno, senza alcuna sensibilità verso chi ha bisogno di spazi accessibili. Anche l’accesso ai mezzi pubblici, pur teoricamente possibile, diventa un vero e proprio calvario che spesso porta alla rinuncia.
Tenerife per i disabili è un altro mondo
A Tenerife, soprattutto a Los Cristianos, ho potuto godere di un senso di autonomia che raramente ho sperimentato altrove. Ho potuto girare per la città senza il timore di trovarmi in situazioni imbarazzanti, come non riuscire a superare un marciapiede o affrontare uno scalino. Forse per chi non ha mai affrontato tali problemi, questo passa inosservato, ma vi assicuro che Los Cristianos è progettata e costruita pensando anche alle esigenze dei disabili. Per la prima volta in 38 anni, mi sono quasi sentita “normale”, ho sperimentato una sensazione di libertà che non avevo mai provato prima.
Ma gli aspetti positivi non si limitano alle barriere architettoniche per i disabili. Le città di Tenerife che ho avuto modo di visitare sono curate, pulite. La gente è più rilassata, tranquilla e ben disposta verso il prossimo.
Tenerife, dove le regole vengono rispettate
Le forze di polizia sono molto presenti e attente, e impongono il rispetto delle regole, con il risultato che le città sono sempre molto ordinate. Eventuali auto parcheggiate in divieto di sosta vengono rimosse con il carro attrezzi in tempi rapidissimi, dunque nessuno parcheggia fuori dagli spazi, nemmeno con le “quattro frecce” per andare a prendere il caffè a bar “solo cinque minuti“, come da abitudine degli italiani, al punto che ci sembra la cosa più normale del mondo.
Il traffico è generalmente ordinato e c’è un rispetto dei passaggi pedonali che non credevo ai miei occhi. In quasi un mese non ho mai, dico mai, visto una macchina parcheggiata nello stallo per disabili che non avesse titolo a parcheggiarci. Anche quando i parcheggi sono strapieni, gli stalli per i disabili restano vuoti. Un livello di civiltà davvero invidiabile. E questo non è dovuto al fatto che le persone siano migliori, ma al fatto che le regole vengono fatte rispettare.
Ecco perché (almeno per ora) non mi trasferirò a Tenerife
Tornando a casa dopo il mio soggiorno a Tenerife, ho varcato la soglia della mia stanza e le lacrime hanno iniziato a scorrere. La consapevolezza di ritornare alla solita routine, fatta di giornate trascorse tra le quattro pareti di casa, davanti alla televisione o al computer, mi ha colpito con una tristezza profonda. Ripensare a quei giorni di libertà e serenità mi ha stretto il cuore, e non posso negare di aver immaginato quanto sarebbe meraviglioso trasferirsi lì in modo permanente.
Dal punto di vista economico, avrei tutte le possibilità di farlo. La mia famiglia è molto benestante. Tuttavia, non sono disposta a rinunciare alla vicinanza dei miei cari, degli amici di sempre. È una decisione difficile e dolorosa, dover scegliere tra vivere in modo indipendente ma lontano dagli affetti più cari, o godere della loro compagnia ma rimanere confinata in casa, dipendente dagli altri per ogni uscita, anche la più banale.
Per ora, ho deciso di restare in Italia, anche se cercherò di tornare a Tenerife il più spesso possibile, magari per lunghi soggiorni. In futuro, valuterò la possibilità di trasferirmi definitivamente, forse quando entrambi i miei genitori saranno in pensione.
Lettera Firmata per Diario Tenerife